E’ chiaro, a suo modo Tarantino si è morigerato. Sebbene su un campo da gioco completamente diverso, “OATIH” conferma la tendenza vista negli “odiabili otto”: violenza ridotta all’osso, movimenti di camera e uso del flashback meno tarantolati e verbosità misurata. Insomma, quasi un altro Tarantino.
Ad ogni modo, il film è molto bello. Al netto di qualche momento che funziona meno (il film nel film e qualche gag di troppo), l’atmosfera della Hollywood di fine anni ’60 è ricostruita non solo con una colonna sonora e una fotografia sublimi, ma con il valore aggiunto dell’amore per essa.
Gli ultimi venti minuti, in cui viene messa in atto la proverbiale revisione storica tarantiniana, sono da pisciarsi sotto dalle risate e il senso che viene dato all’abusato titolo ha il sapore delle favole. E dunque della buona vecchia Hollywood. Un cerchio che si chiude.
Nota a margine. Il film chiude definitivamente un annoso dibattito: Brad Pitt > Leonardo DiCaprio. Tipo in tutto.