C’è davvero bisogno di un album country, di un ragazzotto venuto dal Kentucky che parla di piccoli amori in piccole realtà di provincia, che si rivolge al cielo, in paesi dove se non trovi il grande amore o un lavoro dignitoso, è parecchio facile trovare la grande droga o parecchio alcol da tracannare?
La risposta, a domanda non richiesta, ce la da proprio Tyler Childers, al suo secondo album dopo il fortunato “Purgatory”.
Non cambia il canovaccio, nè sonoro, tantomeno di contenuti: piccole grandi storie quotidiane, tra sogni e rimpianti, paure e ricordi, disagi e speranze, racconti di paese, infatuazioni. Non cambia nemmeno il vettore trainante, quella chitarra acustica che non ha età ed è per uno come Childers è imprescindibile arnese di lavoro. Lungi dall’essere sofisticato, ma non per questo artigiano dalla tessitura curata quanto appassionata.
Si galleggia in una tiepida aria estiva e lontana anni luce dalle frenesie metropolitane, e la calda voce del Nostro, acustica in braccio, ci porta per mano con la pulsante title track “Country Squire”, la dinoccolata “Bus Route” aiutata dallo scacciapensieri, con il bluegrass di “Creeker”, proseguendo fino ai pezzi più interessanti del lotto, “House on Fire” e il suo fremente incedere e la stracucciolosa “All Your’n”, che meriterebbe di diventare una delle più emozionanti dediche d’amore dei giorni nostri.
C’è davvero bisogno, quindi, di un album come “Country Squire” nel 2019? La risposta è: Sì. Perchè la qualità , intesa come bellezza nella sua semplicità , non conosce mode nè tempo. E della bellezza non ci annoieremo mai.
Photo By: David McClister