Riecco quindi Nick Valensi dei The Strokes con i suoi CRX, dopo il primo lavoro “New Skin”: diciamocelo, niente di eccezionale al tempo, con sin troppe somiglianze rispetto alla band d’origine, disorganico, confusionario.
Ci riprovano quindi i CRX, cercando di allargare il tiro con un tuffo tra synth, tastiere, linee di basso baldanzose, effetti vagamente ipnotici ed ambientazioni disco anni ’80, che vanno tanto di moda ai giorni d’oggi: la cinematica “We’re All Alone”, già diffusa come estratto, è emblematica in tal senso. Apprezzabile, ad essere buoni, niente di più.
Avanti e anche la successiva “New Obsession” segue lo stesso sentiero, con risultati pressochè simili. Discreta, ad essere clementi.
Ecco poi un altro estratto, “Get Close”: Valensi cerca di graffiare con gli effetti dell’elettrica, ma i risultati in termini complessivi non scostano ancora di un centimetro l’idea formatisi finora. Decente, ad essere magnanimi.
E di profondità nei testi, peraltro, nemmeno a parlarne: “Falling”, anch’essa già diffusa, ne è un esempio, con le solite venature anni ’80 a farla da padrona. Dignitosa, ad essere generosi.
A questo punto, il motivo conduttore è ormai evidente, e lasciamo scorrere il resto dell’album senza particolari sussulti. Nel bene, e nel male, va comunque detto. Perchè a fronte di uno spessore qualitativo risibile, l’ascolto non è poi così stancante e c’è una buona effervescenza.
Il discorso è semplice: se siete fan accaniti dei The Strokes, e magari pure di Valensi, questo album dei CRX, per quanto monocromo, vi potrà pure piacere, inoltre la vitalità ed il cambio di registro rispetto all’esordio sono comunque degni di elogio; se invece guardiamo in maniera imparziale il valore assoluto di questo “Peek”, possiamo tranquillamente aprire il cassetto del dimenticatoio e mettercelo dentro: spazio ce ne sarà quanto ne volete, e difficilmente vi tornerà in mente di andare a ripescarlo.
Credit Foto: Brandon Harman