A distanza di un anno e mezzo dal precedente ottimo lavoro “Transangelic Exodus” ritorna Ezra Furman, e lo fa con un album diverso, scritto quasi di getto che sembra avere un’anima punk, ma che in fondo è un insieme di brani pop nascosti abilmente da una maschera fatta di distorsione e rumore.
Lo stesso titolo”Twelve Nudes ” sembra fatto apposta per ingannare, i dodici nudi in realtà sono undici e sono tutt’altro che nudi, ma abilmente rinchiusi dentro una corazza, a volte molto resistente a volte invece quasi trasparente, e che spesso fa pensare a come sarebbero i brani una volta spogliati.
Queste considerazioni possono sembrare negative ma in realtà non intendono togliere nulla al valore del disco, che è piacevole ed interessante, anche per i testi e la personalità di Ezra Furman.
L’album apre con “Calm Down aka I Should Not Be Alone”, potente e diretto con un basso educato che viene violentato da una chitarra e una voce sul punto di andare in mille pezzi, seguito da “Evening Prayer aka Justice” dove una linea melodica da ballata rock viene vestita di distorsione e disperazione .
“Transition From Nowhere to Nowhere” è la prima canzone che ci propone Furman in maniera più diretta, spoglio da sovrastrutture con un testo che alimenta pensieri inquietanti tra morte, solitudine, trasformazioni e assenza di difesa cantata con amara dolcezza, mentre il rock riesplode in “Rated R Crusaders” e “Trauma” e la voce torna alterata ruvida e spezzata quando critica le forme di capitalismo esasperato.
“I Wanna Be Your Girlfriend”, uscito come anticipazione, è una brano con un’atmosfera da canzoni anni 50 nel quale la distorsione ne aumenta il fascino, e in cui il testo è un simpatico gioco dei desideri velato da un senso di tristezza, ma nel quale non manca lo slancio ironico “Honey, I know that I don’t have the body you want in a girlfriend.What I am working with is less than ideal” .
Finito di giocare con ” Blown” e “My Teeth Hurt”, dove si parla di mal di denti ma non in senso metaforico come ha spiegato Ezra su twitter “… I miei incisivi inferiori hanno fatto male per un mese, abbastanza che ho scritto e registrato una canzone punk chiamata “My Teeth Hurt“. Alla fine sono andato dal dentista che mi ha fatto pagare $ 1200 (cavità dei denti superiori) e non ho potuto rispondere alla mia domanda sul motivo per cui i miei denti mi facevano male“, tocca a “In America” una combinazione di critica e patriottismo, pessimismo e ottimismo ma anche un brano che fa venire in mente come l’influenza di Bruce Springsteen a volte si presenti anche dove meno te lo aspetti.
“Twelve Nudes” è un album a tratti punk, che a volte si veste di rumore per nascondere la propria fragilità ed avere una via di fuga un po’ come si fa con l’autoironia, ma che è indubbiamente divertente e valido; non ha forse la forza del precedente ma è una interessante esplosione di rabbia e come ogni momento d’ira si esaurisce in un attimo (25 minuti circa), ma lascia il segno.
Credit Foto: Jessica Lehrman