Al TOdays ha presentato per il pubblico italiano il suo nuovo progetto One True Pairing.
Tom Fleming ci ha raccontato, in una lunga intervista (editata e aggiustata per lunghezza e chiarezza), gli ingredienti che ha messo nel primo lavoro da solista, tutti i suoi timori e le paure su un mondo che, per alcuni aspetti, è terribilmente distopico.
Nell’intervista abbiamo parlato anche di amore, mitologia greca e futuro, senza dimenticare la via che l’ha portato ai suoni contenuti nel suo album (in uscita il 20 settembre).
Cosa significa per te e la tua personalità il progetto One True Pairing?
Sto trattando tutto come se fosse nuovo per me. è come se non avessi mai fatto niente prima. Ho moltissima energia, penso di aver trovato e messo nel disco, veramente quello che cercavo. Ho un certo rapporto con il mondo circostante e non è solo un’attitudine da cantautore . Ho provato a spiegare nel disco cos’ho nel mio cuore, e credo che l’album rappresenti esattamente dove mi trovo e quello che penso. Io cerco di fare un rock, anche se leggermente contorto e diverso.
Quali elementi hai voluto inserire nella scrittura dell’album? Quali sono le parole chiave che ti sei dato?
Nella fase di scrittura stavo pensando ad elementi come le differenze economiche, la violenza maschile, la rabbia ma, nel disco, c’è anche tanto amore e speranza.
Io cerco di scrivere canzoni che siano semplici, perchè non devono essere rimosse subito da chi le ascolta. Ho comunque provato a sperimentare suoni abbastanza duri e aggressivi. Le chitarre sono lisce, mentre nella batteria ho ricercato dei suoni più ruvidi, come il ronzio di una drum machine o di una batteria vera ma suonata male. Il mio produttore mi ha aiutato a comporre il tutto nonostante suoni completamente in solo. La parte elettronica è molto elegante e ben assemblata, anche perchè oggi è più facile produrre in questo modo.
Non volevamo fare qualcosa che poi andava dimenticato e non volevamo far fare al computer cose che non volevamo effettivamente raccontare. Nel progetto è stato come andare tutti dalla stessa parte.
Come è stato diverso, in questo caso, l’approccio in studio e nella scrittura per te?
Quando lavori solo puoi captare molte più idee che in realtà nemmeno avevi mai pensato.
Ben (il mio collaboratore) è stato fondamentale nel progetto perchè mi ha dato l’occasione di riflettere su cosa c’era di buono nel lavoro.
Io scrivo solo cose che mi piacciono e lavorando preferisco rimanere delicato. Non so cosa la gente si aspetti da me, ho solo bisogno di sentire che quello che sto facendo sia una cosa buona: quando hai un’idea spesso si diventa più sensibili su questa.
Ben è molto attento in questo processo ed è molto bravo e attento nel coltivare le mie idee.
Quanto è nichilista la tua visione del mondo?
Non credo affatto che sia nichilistica. Penso che sia profondamente influenzata dalle cose che vedo, sento e leggo. Trovo molte cose ingiuste e che mi fanno arrabbiare, in sintesi ci sono cose che vorrei cambiare. Come accade in molti dischi, c’è quel tipo di tensione tra il captare le ingiustizie, ma non essere in grado di fare nulla al riguardo, anzi ho come l’impressione che io stesso ne faccia parte e sento che sto contribuendo a creare un mondo terribile. Io comunque voglio essere fiducioso, quindi diciamo che sono un ottimista deluso e, anche se difficile, voglio essere speranzoso.
Ho trovato un’intervista in cui parlavi di mitologia greca, qual è la tua opinione sul legame tra l’uomo e questa divinità mitologiche?
Nella mitologia greca ci sono tutte le storie. Voglio dire quante storie incredibili conosci che provengono dalla mitologia? Ci sono eroi che superano ostacoli impossibili, dei che fanno l’amore con umani e scendendo nel nostro mondo creano caos nella vita. Io credo che la mitologia sia incredibilmente interessante, anche se non sono un esperto, perchè cerca di spiegare cose che non si conoscono. Non si può smettere di relazionarsi con tutti questi temi che sono veramente fondamentali.
C’è una ricerca religiosa nel tuo disco?
E’ una buona domanda. Sono stato cresciuto in una famiglia religiosa. Penso che ci sia una moralità intrinseca nel disco, io sono infastidito da molte cose che mi danno malessere perchè sono ingiuste. Non è necessariamente una ricerca religiosa o teistica, ma è sicuramente un senso di poter cercare di capire le cose e di riuscire a raggiungere un livello di comprensione di base, in sintesi è come quando si cerca di guardarsi intorno e di dare un senso alle cose.
Ho cercato di parlare chiaramente, anche senza usare troppe metafore complesse.
In che modo ti senti ispirato da Bruce Springsteen?
Tutto il disco è una lettera d’amore a quel tipo di musica, ispirata da idoli come Bruce Springsteen, gli Eagles o i Def Leppard. Il rock americano di questo genere è uno scheletro sulla quale ho messo quello che mi apparteneva. Quando penso all’immaginario di Springsteen fatto di fabbriche, banchine ecc.. mi viene in mente di portare quei temi nel mondo di oggi e di parlare di fabbriche cinesi che producono Iphone e cose del genere. Il lavoro è una sorta di una lettera aperta di un fan.
Come può l’arte dialogare con la politica oggi?
Davanti a tante situazioni di oggi è molto difficile parlare, fare conversazione, raccontare la Brexit o l’ascesa delle destre è difficile perchè ci si sente come diretti colpevoli dall’arrivo di tutto ciò. è come essere addormentati al volante e non reagire, ma semplicemente aspettare quello che accadrà . Siamo tutti coinvolti in questo ed è una grande fonte di frustrazione, perchè ci viviamo nel mondo, e allora è più che giusto mettersi a dire qualcosa su temi così duri.
Come il tuo disco parla d’amore?
C’è una storia d’amore contrastata e penso che si noti anche come mi piace, su questi temi, guardare al futuro con speranza e positività . Nel disco ho provato a mettere più bellezza possibile, ho cercato di guardare delle situazioni da fuori e raccontare le loro storie, può sembrare un discorso banale, ma è molto stimolante farlo.
Press pic Jenna Foxton