I Daughters nascono nel lontano 2002 a Providence: la carriera della band noise-rock del Rhode Island, in realtà , è molto meno intensa di quello che si possa pensare, soprattutto a causa di uno stop dal 2009 al 2013. Una volta tornato insieme, il gruppo statunitense ha pubblicato lo scorso anno il suo quarto album, “You Won’t Get What You Want”, il primo per la prestigiosa Ipecac Recordings. Venerdì 18 ottobre i Daughters arriveranno in Italia per un’unica data al Locomotiv Club di Bologna e noi abbiamo approfittato di questa occasione per contattare via e-mail il chitarrista Nicholas Andrew Sadler e parlare del nuovo disco, del loro ritorno, del concerto italiano, della label di Mike Patton e del loro primo video musicale, realizzato proprio all’inizio del 2019. Ecco cosa ci ha raccontato:
Ciao, come stai? Il mese prossimo suonerete per la prima volta nella vostra carriera in Italia: che cosa vi aspettate dal vostro concerto di Bologna? Siete contenti?
A dire il vero abbiamo suonato a Milano anni fa dopo l’uscita di “Hell Songs”. E’ stata una bella serata. Abbiamo incontrato tante persone fantastiche, i promoter e il locale si sono presi ottima cura di noi e abbiamo suonato con alcune band eccellenti. Non ho aspettative per Bologna, ma sono assolutamente contento di andare a suonare lì e non vedo l’ora di passare una bella sera di buona musica in cui incontrare nuovi amici.
Siete stati in pausa dal 2009 al 2013: posso chiederti quali sono state le ragioni per ritornare insieme? Pensi che fosse il momento giusto per tornare a suonare insieme e a creare nuova musica per i vostri fan e anche per voi stessi?
Non ho mai smesso di avere idee per i Daughters mentre eravamo in pausa. Credo che anche Lex (Marshall, voce) si sia sentito nello stesso modo e quindi abbiamo semplicemente deciso che volevamo provare a creare un nuovo album dei Daughters ““ tutto qui. Non pensiamo molto ai nostri fan, mentre stiamo lavorando su un nuovo album; l’attenzione è sempre rivolta all’autosoddisfazione creativa.
Il vostro quarto LP, “You Won’t Get What You Want”, è uscito lo scorso anno: c’è un particolare significato dietro a questo titolo?
Come per la maggior parte delle cose nell’arte, spetta a chi guarda decidere da solo.
Ci è voluto parecchio tempo per farlo uscire: il processo di registrazione è iniziato nel 2015. Come vi siete sentiti a poter lavorare senza una timeline da rispettare? Il vostro processo creativo è stato più libero?
Poichè non c’era stato un sostanziale interesse nei Daughters nella maggior parte del tempo passato insieme, non sappiamo cosa voglia dire lavorare con una timeline. Abbiamo provato alcune volte a crearne una per noi stessi, ma la vita al di fuori della band ha avuto davvero piani differenti per noi. Ci siamo tutti sentiti sgomenti per come il tempo andasse avanti, mentre l’album usciva lentamente intorno al resto delle nostre vite, ma quello spazio ha creato il modo necessario per farci fare il miglior lavoro possibile ““ un po’ scoraggiante, considerando che vogliamo iniziare a farne uno nuovo in un tempo minore.
“You Won’t Get What You Want” è anche il vostro debutto su Ipecac Recordings: come vi trovate a lavorare con l’etichetta di Mike Patton, label di così tante ottime band?
Siamo tutti molto orgogliosi di far parte del roster della Ipecac. Per la band è stata una cosa fantastica quando si è presentata questa occasione e lo è ancora adesso. E’ un posto che intuitivamente abbiamo pensato potesse diventare la nostra casa un giorno o almeno quella era un’idea.
E’ stato anche il vostro primo album in circa otto anni: come vi siete sentiti a pubblicare un nuovo LP dopo così tanto tempo? Avete avuto delle sensazioni positive?
Sapevo che mi sarebbe piaciuto molto ciò che avremmo fatto, così sì, credo che nel complesso mi sia sentito positivo. Mi è piaciuto molto il processo di scrivere, registrare e realizzare musica, che è ciò che mi ha spinto maggiormente. Completarlo e farlo uscire era abbastanza. Nessuno, però, si aspettava il risultato. Le mie sensazioni positive non erano quelle che potesse connettersi con un numero di persone in modo tale che la nostra carriera potesse emergere.
Nel corso degli anni avete cambiato il vostro sound. “You Won’t Get What You Want” è stato etichettato come industrial-rock e noise-rock: sei d’accordo? Quali sono stati i principali cambiamenti per il vostro nuovo disco?
Non credo che etichettare il disco come noise-rock o industrial-rock sia sbagliato, ma questi termini sembrano piuttosto vagamente attaccati a me. Questi elementi sono certamente una parte dell’album, ma non sono quella maggiore e non rappresentano questi generi in un modo diretto. Secondo me è un disco rock and roll. Il cambiamento principale è stato il fatto che abbia deciso di iniziare a concentrarmi sui Daughters che saziavano i miei interessi personali. Ciò significa che ho incluso un apprezzamento per le colonne sonore, musica goth e così via. In passato avrei provato a scrivere per rappresentare il modo in cui i Daughters erano intesi. Dare la priorità ai miei interessi mi ha aperto la porta a più possibilità e ispirazioni. La distanza fisica tra i principali componenti della band ha giocato un ruolo sostanziale nel fatto che alla fine non avevamo altra scelta che accettare l’idea che questo album sarebbe stato scritto lontani uno dall’altro, usando un computer ““ in una maniera differente da come erano stati creati tutti i nostri dischi precedenti. Abbiamo spesso parlato al telefono, via messaggi, e-mail, ci siamo scambiati file con Dropbox e, mentre andavamo avanti, ho cercato di mantenere le idee, gli interessi e le competenze di ognuno.
Lo scorso gennaio avete realizzato il vostro primo video musicale di sempre (diretto dal vostro ex chitarrista Jeremy Wabiszczewicz) per la canzone “Less Sex”: come vi siete sentiti ad avere un vostro video dopo così tanti anni a suonare nella band? Pensi che possa essere un mezzo di comunicazione utile?
Credo sicuramente che un video musicale contenga il potenziale per comunicare efficacamente con il pubblico. Ci sono molti esempi recenti (Donald Glover). Puo’ essere difficile comunicare come la nostra mentalità collettiva sia cambiata e cresciuta nel corso degli anni e come le cose come i video musicali siano state considerate nel modo che pensavamo appropriato o possibile. I Daughters trasudavano un senso di pessimismo riguardo alla nostra musica e a noi stessi per sostanziali blocchi di tempo e cose come i video non sembravano raggiungibili, sebbene avessimo molte idee. Anche adesso l’unica ragione per cui il video di “Less Sex” esiste è Jeremy, il regista, che lo ha reso un progetto personale e si è preso carico di tutte le responsabilità finanziarie e creative ““ non ci sono soldi per i video. Ci riteniamo fortunati ad averne uno così bello e siamo grati a Jeremy per averci fatto questo regalo.
Hai qualche nuova band interessante da suggerire ai nostri lettori?
Mi piacerebbe sapere cosa mi suggeriscono di ascoltare i vostri lettori. Per favore inoltratemi tutte le richieste.
Photo Credit: Reid Haithcock