L’ultimo lavoro di Tobia Lamare era stato anticipato dal singolo uscito a Marzo “Endless”, brano che è stato scelto anche come colonna sonora del corto “Ius Maris” con la regia di Vincenzo D’Arpe, risultando, tra l’altro, vincitore del premio Migrarti 2018.
Sono passati vent’anni di concerti, tour e ospitate prestigiose per il cantante leccese che torna a suonare di amore e morte, ma più in generale della vita. Non è stata una scelta casuale quella di mischiare il blues e il folk a tematiche così universali. Stefano Todisco ha scritto il disco mentre si trovava in giro per il mondo, ogni brano è accompagnato da una storia e da una fotografia che immortala il tempo, come se volesse rinchiuderlo in una scatola per sempre.
I ricordi sono felici, ma anche dolorosi, i testi riproducono il tragitto, che sembra più una escursione su strade in discesa e montagne da scalare, proprio com’è la vita.
I punti di riferimento e di ispirazione sono rimasti gli stessi di sempre è si sentono tutti. Da Sprigsteen ai Cure, passando per Bob Dylan e Van Morrison.
Ogni brano rappresenta un pezzo di viaggio fatto dal musicista e dj, alberghi, città diverse, panorami, spiagge bianche esotiche sotto casa. Il disco, prodotto e arrangiato nella Masseria Lobello di Lecce, è nato in movimento tra paesi e stati d’animo differenti durante il suo ultimo tour.
Che sia verso il fratello, una nuova creatura che nasce, un luogo lontano o per casa, Tobia ci rimette coi piedi per terra illustrandoci attraverso le sue note come sia solo l’amore il vero protagonista del disco, nonchè il più grande unico motore del mondo.
è quindi un disco “romantico”, tutto è raccontato con un velo di internazionalizzazione, caratteristica tipica di Lamare. Il disco scivola via leggero chiudendosi con “Higher”, nato da un’improvvisazione acustica sulla spiaggia salentina, “when the sea meets the sky” quando il mare incontra il cielo e tutto magicamente finisce.