Chi se l’aspettava un ritorno così dei Jennifer Gentle! Cioè io, in realtà , ci stavo sperando, dopo quasi dieci anni (“Concentric” è del 2010) dalla loro ultima uscita come Jennifer Gentle, eccoli, sono tornati con un nuovo album. Spesso l’album omonimo è sinonimo di opera prima, di un disco d’esordio, non è questo il nostro caso visto che la creatura di Marco Fasolo è già arrivata al settimo album, se non erro…ma effettivamente, con questo nuovo lavoro, si potrebbe pensare ad rifioritura.
Ogni traccia ha vita propria, un suo essere così magnificamente travolgente. Tutte però si contraddistinguono grazie ai suoni sperimentali che vengono prodotti e da strumenti quasi spiritati.
Prima di ascoltare questo disco siate pronti ad un’esperienza di teletrasporto!
Ascoltandolo, fin dalla prima canzone, si può provare un sussulto dentro la pancia che bazzica in tutto il corpo.
“Oscuro” è come un accompagnatore che in un’atmosfera sognante ti apre la porta al disco, quasi si fosse in uno dei film di David Lynch nel quale non si capisce bene se le emozioni che si provano sono di piacere o terrore. Subito dopo arriva “Just Because”: diretta, le parole ritmate avvolgono l’ascoltatore e provocano un senso di apparente tranquillità . HIIIHAAA! e ci si ritrova come al tempo di “The Midnight Room” (album del 2007) , con la spumeggiante “Beautiful Girl”, cavoli chissà Marc Bolan (T-Rex) cosa direbbe ascoltandola! Impossibile non scuotere il bacino al ritmo di “Love you Joe”, il sound è irrefrenabile, come se si fosse in una sala da ballo in pieni sixties. Da sala da ballo a boiler room in un balzo, “Temptation” in looop.
“Guilty”, groovy, anni ’90 zampilla di good vibes. “Argento”, 48 secondi di quiete che introduce a “Only In Heaven” leggera come una bolla di sapone, vortica piano piano caricandosi di energia per “Do you hear of me”, pizzichina e luccicante come gli anni 80.”You Know Why”, impetuosa, e ….electrifying!!
Con “What in the World” quasi flyoidiana, scandita dalla chitarra elettrica, si torna come sulle dolci noti di “Guilty“, come in”More Than Ever”. Da tachicardia, invece, “My Inner Self”, quasi come fosse una forza oscura a prendere in mano gli strumenti e piazzare sperimentalismi brutal!
“Swine Heard”sognante e limpida, mentre “Spectrum” è come un diavolo da cabaret, penultima traccia “Where are you” racchiude assieme il sound dell’album e, per finire, “Theme”, onirica e trascendente conclude un disco che dal vivo dev’essere una bomba!
Si passa da una canzone all’altra, da pezzi di totale pacatezza ad altri totalmente disturbanti, ma tutti assieme funzionano in maniera armoniosa. Se questo dev’esser un gradito ritorno, lo è in tutto e per tutto!