L’annuncio del nuovo album dei Chromatics è arrivato a sorpresa, accompagnato da una frase lapidaria: “Music Is Medicine”. Molti speravano che fosse venuto il momento di “Dear Tommy”, famigerato sesto disco del gruppo di Portland mai pubblicato dopo che l’impetuoso polistrumentista Johnny Jewel ha distrutto ogni copia disponibile per poi registrare tutto da capo. In attesa di quell’album che prima o poi dovrebbe uscire (Jewel says “…) i Chromatics passano direttamente al numero sette.

“Closer To Grey” è stato prodotto e mixato da Johnny Jewel e i riferimenti musicali sono quelli di sempre: colonne sonore di film anni sessanta ““ settanta (evocate chiaramente in “Love Theme From Closer To Grey”) malinconia e atmosfere raffinate, create dalla voce carezzevole della eterea Ruth Radelet. Se “Themes For Television”, progetto solista realizzato dal polistrumentista l’anno scorso, era una raccolta di suoni che sentiva nei suoi incubi qui potremmo tranquillamente essere nei sogni notturni più sfrenati, morbidi e oscuri.

Due le cover proposte: una versione tutta tensione, sussurri e sintetizzatori di “The Sound Of Silence” di Simon & Garfunkel e “On The Wall” dei The Jesus and Mary Chain, otto minuti e mezzo tra il dolce e il ritmato a base di chitarre e drum machine. Delicato electro pop (“Light As A Feather”, “Touch Red”) e intenso synth pop (“Twist The Knife”) dominano il resto del disco, con toni che a volte ricordano gli Everything But The Girl (“You’re No Good”) o i New Order (la title track) e attimi di disarmante pop orchestrale (“Move A Mountain”).

Ruth Radelet si trasforma in una Alice molto noir da “Through the Looking Glass” in poi, camminando sul filo della paura in “Whispers In the Hall” prima di ritrovare la calma nella conclusiva “Wishing Well. Non è “Dear Tommy” ed è un filo più lezioso di quanto fatto in passato, ma “Closer To Grey” fa ben sperare per il futuro. I Chromatics compongono un altro album per viaggi ai confini della notte.

Credit foto: Johnny Jewel