I Life di   Mez Green e soci tornano dopo l’ottimo album del 2017 “Popular music”, e lo fanno confermando le loro qualità  che si esprimono attraverso un atteggiamento e un sound Punk più consapevole e ricco di contenuti.

Avvalendosi della produzione di Luke Smith dei    Foals,  e anche di Claudius Mittendorfer dei  Parquet Courts,  sfoderano un album pieno di energia, con un sound brillante e ben arrangiato, musicisti sempre più sicuri e band in crescita.

Recentemente abbiamo avuto il piacere di scambiare due chiacchiere con il Frontman Max Green  (intervista), che ci ha spiegato come in questo nuovo lavoro ci fosse stato, sia nei testi che nella musica, un processo creativo diverso dal precedente album, di come ci fosse stata una sperimentazione maggiore  e come i contenuti politici si fossero intrecciati con le proprie esperienze personali.

I Life nascono e vivono ad Hull, città  dello Yorkshire, forse un po’ tagliata fuori dalle epopee musicali di altre città  inglesi ma che ha comunque ha visto nascere band del calibro degli Housemartins Everything But the Girl,  e che ha dato i natali al grande Mike Ronson,  un posto dove tra pescatori e proletariato non mancano le problematiche delle grandi città  di provincia, che finiscono con il riversarsi nella formazione politica e storia personale di Green, nei suoi testi ma anche nel suo impegno sociale, da diverso tempo si dedica con la musica ad aiutare giovani in difficoltà .

Esiste quindi oggi   un Punk colto ed impegnato e sicuramente musicalmente molto valido, i  Life   insieme ai    Fontaines D.C. e agli      Idles, ne sono i maggiori rappresentanti, capace di raccogliere l’insoddisfazione e l’incertezza per veicolarlo nell’impegno sociale e nella protesta costruttiva, e non nel più semplice e banale nichilismo.

Grazie ad ottimi arrangiamenti la band offre una combinazione classica di voce, basso, chitarra, batteria che ha la capacità    di presentarsi ricca e convincente fin dal brano di apertura “Good Health” con un interessante basso incalzante, una ripetizione vocale ossessiva, una chitarra volta a disturbare una batteria sempre più in primo piano, un inizio con la semplicità  Punk ma reso in maniera superba.

Il successivo brano  “Moral Fibre” descrive in modo ironico l’ambiente dell’industria musicale, ed è il pezzo che maggiormente ha permesso alla band di farsi conoscere, ha un impatto più immediato rispetto agli altri brani, ed è quello   che ha maggiori possibilità  di avere una rotazione radiofonica.

Questo continuo riferimento al Punk non deve ingannare, i  Life in questo album iniziano anche a muoversi verso altri dimensioni, come avviene in “Half Pint Fatherhood “, affresco molto personale sulle situazione e problemi di un papà  single, tra cori ed energia e come in  “Excites Me”,   psichedelico e distorto, ambedue tra gli episodi più interessanti dell’album.

L’ album scorre via che è una meraviglia e riesce ad avere una sua uniformità  e una riconoscibilità  che è la caratteristica delle band che funzionano.

Tutti i brani sono dotati di energia unica e il sound appare vitale per tutta la durata di “A Picture of Good Health”, una energia punk che  già  da un occhiata al proprio futuro perchè, statene certi, i Life  stanno crescendo e hanno ancora molto da dire, ci regalano un ottimo lavoro e  la certezza di avere una band da tenere d’occhio .