Tom Fleming, dopo tutti gli importanti dischi che si è lasciato alle spalle con i Wild Beast, ha pensato, masticato e gettato fuori, nel progetto One True Pairing, una nuova fiumana di suoni che si combinano e collidono in universi sonori molto diversi, seppur artisticamente cuciti sull’immaginario dell’ex bassista della band inglese.
Le immagini, il racconto e l’idolatria per Bruce Springsteen sono immersi in una tecno-ribellione, quasi avanguardistica. L’integrazione tra uomo e macchina è guidata dalla spinta di Fleming, che per la prima volta si è trovato a dialogare con sè stesso e le sue esigenze artistiche. Nella nostra intervista con lui ci aveva chiarito come: “Non volevamo fare qualcosa che poi andava dimenticato e non volevamo far fare al computer cose che non volevamo effettivamente raccontare“.
La dosatura è precisa e lo possiamo tastare in brani come “Elite Companion”, che richiamano, con la loro dose aggressiva di drum machine e sintetizzatori, un percorso simile a quello di Thom Yorke in “ANIMA”.
Per Fleming non c’è spazio, nei testi del disco, per percorsi laterali, tutto arriva molto diretto, come in “Dawn at the Factory”, in cui c’è un’ode quasi laburista, i testi appartengono ad una tradizione di songwriting lontana nel tempo, ma che è stata perfettamente rivitalizzata da un sound ritmicamente fresco.
Il disco di One True Pairing, nelle orecchie dell’ascoltatore, dialoga necessariamente con il lavoro di Sam Fender, che anche con premesse e sviluppi diversi, parla di un’oppressione e di un malessere di fondo che si trasforma in un blob mutaforma e incontrollabile. L’alienazione e la spettralità di una condizione sociale così dura da accettare per operai e deboli è riscattata da una poesia di fondo, sulla quale Tom costruisce testi e ambizioni artistiche.
L’enciclopedia di Poesia e Poetica di Stanford lega alla spiegazione della parola poeta questa frase: “The power of the Creator who first made the world“, Tom capisce perfettamente la sua responsabilità artistica e la fortuna dell’aver ereditato questa spinta creatrice che può raccontare problemi, istanze e drammi del mondo, della politica e della storia.
Il suo esordio allora è un unicum soprattutto in relazione al modo in cui decide di rapportarsi con Brexit, le disuguaglianze economiche e le ingiustizie sociali. Il disco è un personaggio che osserva l’apocalisse ma decide, in ogni attimo, di essere abbastanza distaccato e dedito all’amore, alla passione e all’essere diversamente ottimisti.
Un esordio necessario quello di One True Pairing, da studiare qui in Italia, perchè Tom Fleming riscopre un modo di parlare di politica che va oltre il costruire disegni idealistici e parte dal reale, da un quartiere, da una strada di vita e da un malessere di fondo.