Non sono certo dei novellini questi ottimi Cherry Wave provenienti da Glasgow, anzi, forse siamo noi a sbagliare, inserendoli nella categoria Brand New, quando in realtà hanno già due album alle spalle (“Avalancher” del 2015 e “Shimaru” del 2017) e “Solasta” diventa quindi il disco numero tre per la formazione nata nel 2012.
Il loro è uno shoegaze vecchio stampo, di quello che guarda con ammirazione e rispetto ad eroi come Dinosaur Jr, ma è innegabile che emerga anche un gusto tutto scozzese di gestile le melodie e i suoni. Chitarre quindi, soniche, rumorose, anni ’90 con quel sano pizzico power-pop, ma anche una precisione chirurgica nel piazzare sempre il ritornello giusto, mentre ogni tanto, inevitabilmente, il Dio Kevin Shields alza il pollice e ci dice che è tutto ok.
Sta di fatto che si passa dai saliscendi di “Superdruid” (che come apripista dell’album è favolosa) al piglio power di “Ache For The Glow” che viaggia bella pimpante e poi nel ritornello ecco che alza il livello shoegaze. Il paragone che ci viene subito in mente è con i primi Cheatahs e la cosa non è affatto male. “Reverse Hisako” ci rimanda dritti al gusto pop dei tedeschi Readymade (chi li ricorda è un vero eroe!), mentre c’è quasi un piglio da new emo made in USA (ottimo il lavoro ritmico) in “Bloodshot Suns”. Attenzione perchè anche quando i ritmi calano il risultato è molto interessante, sopratutto nell’ipnotica “Rotter”. Insomma, un bel disco!