I Corridor hanno pubblicato il loro terzo LP, “Junior”, esattamente un paio di settimane fa: si tratta del loro esordio su Sub Pop Records, mentre per la mitica etichetta di Seattle il gruppo di Montreal è il primo francofono messo sotto contratto in 33 anni di storia.

La band indie-pop canadese lo sta portando in giro per l’Europa ““ purtroppo senza passare, però, per l’Italia ““ e allora, approfittando del lungo weekend festivo, abbiamo deciso di prendere il treno per raggiungere Lione e andarli a vedere questa sera al Sonic.

Una piacevole sorpresa ci aspetta subito: la venue, che è situata a pochi passi a piedi dalla stazione Perrache, si trova all’interno di una piccola barca armeggiata sulla Saona.

La lunga e stretta sala del locale di Lione, che ha visto sul suo palco anche i nostri New Candys proprio qualche settimana fa, si riempie parecchio oggi per il concerto dei Corridor, che salgono sullo stage pochi minuti prima delle dieci e tre quarti, dopo l’esibizione dei locali Rien Faire.

Accompagnati anche da un percussionista / tastierista, i quattro canadesi iniziano a presentarsi con il loro biglietto da visita migliore, le loro fantastiche melodie chitarristiche cristalline, ma dal vivo sembrano avere una maggiore spinta propulsiva grazie appunto a una doppia batteria, che rende le loro canzoni più intense.

Dopo qualche problema tecnico iniziale, brillantemente risolto, “Pow” ci regala una botta di energia: nonostante i suoi vocals malinconici, dei leggeri synth e le belle armonie create dal bassista Dominic Berthiaume e dal chitarrista Jonathan Robert aggiungono un senso di freschezza molto piacevole.

Se ci fosse mai stato bisogno di scaldarsi ulteriormente dalla fredda brezza esterna proveniente dal fiume, ecco qui il singolone “Topographe”, opening-track del loro recentissimo “Junior”: vivace, armonioso e dal sapore dolce-amaro, ci trasporta verso territori più psichedelici con una leggerezza incredibile, sempre senza dimenticare il perfetto tocco melodico a loro tanto caro.

La title-track del nuovo LP, “Junior”, invece, ha atmosfere molto più cupe e tonalità  post-punk ““ ottimo il basso di Berthiaume ““ ma è il suo ritornello che aumenta il tono, grazie all’energico drumming di Julien Bavkis e alle sempre magnifiche ed emozionanti armonie.

Tra chitarre jangly, leggerezza, malinconia e qualche piccolo tuffo nel passato, si arriva alla fine del concerto, che viene chiuso da un’altra notevole perla, “Domino”: la sua eccezionale dolcezza è supportata da una strumentazione più intensa e da visioni psichedeliche, che si mostrano soprattutto nelle irrefrenabile jam conclusiva.

E’ passata oltre un’oretta e non ce ne siamo nemmeno accorti: una serata davvero godibile, in cui la band canadese è riuscita a mostrare il suo lato migliore, regalandoci melodie davvero pregevoli, ma dimostrando anche come per loro l’indie-pop sia solo un punto di partenza per spostarsi anche su altri orizzonti più complessi. Buona la prima.