Nel weekend è uscito il terzo album degli Omni: dopo aver realizzato due LP su Trouble In Mind, “Deluxe” (2016) e “Multi-Task” (2017), il gruppo di Atlanta arriva al suo debutto per la prestigiosa Sub Pop Records.
Registrato a Vienna, Georgia, il nuovo disco è stato prodotto dalla stessa band statunitense insieme al loro collaboratore di lunga data Nathaniel Higgins.
Pur non allontanandosi troppo dal loro post-punk con influenze degli anni ’70 e ’80, gli Omni dimostrano significativi segni di progressione grazie soprattutto a un ottimo lavoro in fase di produzione, che rende il loro suono più pulito e brillante.
Un esempio di ciò puo’ essere “Moat”: nei suoi due minuti scarsi dall’atmosfera cupa si possono sentire i riff della chitarra aggressiva e determinata di Frankie Broyles, ma allo stesso tempo si puo’ trovare anche un’attitudine pop nei vocals del bassista Philip Frobos.
Anche la successiva “Underage” contiene elementi post-punk, ma l’aggiunta di ottimi synth crea un’atmosfera di relax e spensieratezza che arriva davvero gradita.
La leggerezza della cortissima “Blunt Force” (poco più di un minuto e mezzo) regala momenti sperimentali e influenze proveniente dal mondo del jazz, mentre la title-track “Networker” viaggia con una notevole dose di spensieratezza grazie a una produzione elegante e a synth molto piacevoli, che la rendono ancora più leggera.
Mezz’ora piacevole che ci mostra come gli Omni sono capaci di rileggere le loro influenze post-punk in una chiave assolutamente attuale e rinnovata: un altro centro per la Sub Pop!
Photo Credit: Emily Frobos