Doppietta davvero interessante questa sera all’Hope & Ruin di Brighton perchè sul suo palco si alterneranno due dei nomi più interessanti venuti fuori negli ultimi tempi dal magico cappello della Saddle Creek: stiamo parlando di Ada Lea e Stef Chura.
Le due musiciste nord-americane sono entrambe in tour in Europa e oggi si incontrano nello stesso locale per una data in co-headlining: le presenze nella sala al piano superiore della venue di Queens Road non sono esagerate, ma si nota comunque un buon interesse verso le due ragazze.
La prima a suonare è Alexandra Levy (aka Ada Lea): la bionda musicista di Montreal, che scopriremo poco dopo il suo live avere origini modenesi, ha realizzato lo scorso luglio il suo debutto sulla lunga distanza, “What We Say In Private”, ottenendo ottimi riscontri dalla critica e ciò ci ha certamente incuriosito e portato fino a qui stasera.
Accompagnata da un tastierista e da una batterista, la ragazza del Quebec sale sul palco pochi minuti dopo le nove e apre la serata con “Mercury”, opening-track del suo primo LP: l’atmosfera del pezzo è cupa, tetra e solo nel ritornello si puo’ trovare il sollievo di una melodia minimale. Purtroppo i risultati non sono dei migliori a causa di un settaggio non perfetto, ma, superati questi leggeri problemi tecnici, la serata si mette immediatamente nel verso giusto.
Già dalla successiva “Wild Heart” possiamo notare netti miglioramenti: anche qui i toni del brano tendono verso il dark e l’inquietudine, ma la sua intimità è indescrivibile e avvolge completamente tutti i presenti.
Molto più rilassata e riflessiva, “180 Days” sa trasmettere ottime sensazioni e sentimenti attraverso la sua strumentazione minimale (che comprende anche qualche leggero tocco elettronico).
Man mano che il suo concerto prosegue, ci accorgiamo che Ada Lea non è una musicista di quelle che cercano la soluzione più scontata, ma invece preferisce provare nuove strade, pur senza mai strafare, dimostrando un coraggio e una tenacia strumentali che non ci aspettavamo. Tanti punti guadagnati!
Molto bella anche la nuova canzone ““ ancora senza un titolo – che farà parte del suo nuovo EP in uscita il prossimo anno: semplice, tranquilla, dai ritmi bassi e dai vasti panorami sonori, percorre territori country-folk davvero molto piacevoli.
Altro punto di forza del concerto è senza dubbio “The Party”, estremamente personale, raccolta e delicata: qui la Levy e la sua band sembrano più di una volta improvvisare, forse frutto degli insegnamenti jazz dei suoi studi giovanili.
Probabilmente l’unico rammarico sono i nemmeno quaranta minuti della durata del suo live, ma le sensazioni sono molto positive.
Alle dieci precise, invece, sale sul palco Stef Chura, che presenta il suo sophomore, “Midnight”, pubblicato lo scorso giugno e prodotto da Will Toledo ovvero Car Seat Headrest.
E’ “All I Do Is Lie” a dare il via allo show, un’energico indie-rock che ci regala subito un’elevata dose di energia e mette bene in chiaro quali saranno le coordinate di questa seconda parte di serata.
Ancora tanta adrenalina con la splendida doppietta “Method Man” / “Jumpin’ Jack”: la prima con chitarre graffinati, tanta cattiveria, un’attitudine punk e un drumming deciso, la seconda molto più melodica, pulita e, se vogliamo, poppy, ma altrettanto intensa.
Dopo questa partenza grintosa troviamo qualche momento di riflessione con “Eyes Without A Face”, il brano che chiude il suo recente sophomore: la parte iniziale è decisamente semplice e con una strumentazione piuttosto minimale, che lascia spazio alla voce di Stef per brillare e regalare emozioni e, solo in un secondo tempo, troveremo anche alcuni momenti di energia.
La tranquillità sembra continuare anche con “Sincerely Yours” che solo raramente alza il suo tono con qualche chitarra fuzzy, dando invece possibilità di uscire a una notevole intensità emotiva: il paragone più vicino che ci viene in mente in questo momento è quello con la amatissima Lucy Dacus.
“Sweet Sweet Midnight”, originariamente un duetto con Will Toledo, è un indie-rock deciso, che non nasconde, però, i suoi toni pop con quei suoi cori molto accattivanti, mentre “How To Rent A Room”, cover dei Silver Jews e omaggio al compianto David Berman, è assolutamente cazzona, rilassata e spensierata: impossibile non godere del suo profumo “’90s.
La serata si chiude con una canzone inedita, eseguita da Stef in versione solo, che vede la sua voce e una graffiante chitarra elettrica come protagoniste.
Sicuramente con dei confini sonori più delineati rispetto alla sua compagna di etichetta che l’ha preceduta sul palco, ma non per questo meno convincente: la determinazione e le qualità non le mancano e anche il suo live è decisamente energico e piacevole.
Due artiste diverse a livello sonoro, ma entrambe interessanti e con un promettente futuro davanti, Ada Lea e Stef Chura ci hanno fatto davvero passare una bella serata.