Pieralberto Valli, Pav, torna a far ascoltare nuovi, particolarissimi, brani musicali nel suo ultimo disco dal titolo “Numen”.
Numen è il termine latino per esprimere la potenza divina, ma è allo stesso tempo definito un disco umano. Sonorità suggestive e testi ricercati rendono questo album un percorso ad ostacoli, da una parte il bene, dall’altra quello che rimane del male. Ma dietro c’è molto di più.
Pav, attraverso le sue atmosfere oniriche e le sue liriche personali e visionarie, riesce a creare mondi unici che avvolgono, cullano e, con il frastuono del minimalismo compositivo, scuotono fortemente l’ascoltatore, in un costante e magmatico flusso di immagini che sfiorano spesso la poesia.
Non è un disco per tutti certo, non uno di quelli che metti in macchina durante un viaggio in montagna o verso il mare. Ma la raffinatezza che contiene può permettersi di arrivare a tutti. La direzione che prendono le note che, come lame taglienti, avvolgono l’ascoltatore fino a lasciargli addosso qualcosa, o dentro, nella peggiore delle ipotesi. Ad ogni brano che scorre ci sentiamo un po’ più vuoti e un po’ più pieni di emozioni.
Pieralberto Valli due anni fa debuttava con “Atlas”, un rock elettronico originale, oggi presenta e cura stilisticamente con maggiore prestigio i suoi testi. Quello che piace, e disturba allo stesso tempo, di questo disco sono le atmosfere che è stato capace di creare, ma è una cosa che si spiega visto che il disco ha avuto una genesi particolare.
“Alla fine del 2017 la compagnia di teatro contemporaneo “Città di Ebla” ha commissionato a PAV una parte del lavoro che stava mettendo in scena, “Le visioni di Zosimo”_CONsensu Patris, ossia uno studio corale sul senso del sacro e sulla figura del padre. Questi i due concetti chiave da cui partire, per un totale di circa venti minuti di musica e parole. Le parole scelte sarebbero state le uniche dello spettacolo. Accettato il compito, PAV ha cominciato a scrivere, ispirato da letture e riletture di testi di varia natura (studi sulla Bibbia e il Cristianesimo, testi di Jung, Ermete Trismegisto, e anche visioni più “olistiche” come quelle di Annick de Souzenelle), e in pochissimo tempo sono nati circa 20 movimenti, o canzoni possibili, da ultimare, perfezionare, rivedere.”
C’è cultura e letteratura, Pieralberto Valli in questi 15 pezzi ci culla cantando di un’emotività trascendentale, ci ricorda case e luoghi bui dove però non si viveva male, ci fa immaginare paesaggi decadenti, per certi versi sembra di vivere dentro un romanzo di Oscar Wilde. Possiamo considerare Pav un’esteta della musica italiana.
Credit Foto: Marco Trinchillo