Sono andato sul profilo Bandcamp dei Turnover per vedere se avessero pubblicato qualche specie di comunicato stampa per promuovere il nuovo “Altogether”, quarto lavoro in studio in dieci anni di carriera. Il mio sforzo è stato ampiamente ripagato: non solo ho trovato ciò che cercavo, ma anche qualcosina in più.
Tra centinaia e centinaia di parole alquanto inutili, spicca una dichiarazione del cantante e chitarrista Austin Getz, in grado più di qualsiasi mia sgrammaticata dissertazione di rivelare la natura essenziale del disco: «Con questo album, più che in passato, abbiamo voluto tener presente la bellezza dello scrivere “musica popolare”. Intendo dire musica diretta a persone che non hanno tempo per andare in profondità e scoprire artisti di nicchia. Musica per chi è troppo impegnato con il lavoro o la famiglia».
Per farla breve, un piacevole sottofondo agli impegni quotidiani degli ascoltatori occasionali. Quanta poca ambizione, cari Turnover! Non me lo sarei mai aspettato da una band furbescamente convertitasi a un indie rock assai accessibile dopo il declino del loro genere originario, ovvero l’emo (in salsa pop-punk).
Il ragionamento di Getz non fa una grinza, comunque: le dieci canzoni di “Altogether” rientrano a tutti gli effetti nei canoni del tradizionale pop falsamente alternativo in voga oggi – tanto gradevole quanto insignificante.
Non lo dico in senso negativo, intendiamoci. La leggerezza è il fulcro della ricetta del trio statunitense: uno stile semplice ma raffinato, curatissimo nella scelta dei suoni ed estremamente elegante. La totale assenza di brio, vitalità ed entusiasmo quasi passa in secondo piano, quando si riesce a entrare nel mood giusto per immergersi nell’opera.
Rilassatevi, versatevi un bicchiere di vino, prendete un buon libro e gustatevi le carezze dreamy di “Still In Motion”, il felpato passo funky di “Much After Feeling” e “Parties”, il dolce sapore jazzato di “Valley Of The Moon” e “Ceramic Sky” (con tanto di bollente assolo di sax!). Non appena finito, nel caso non vi fossero calate le palpebre nel frattempo (il rischio è sempre dietro l’angolo con i Turnover), vi sarete già dimenticati tutto. Magari però vi sentirete un po’ più sollevati, grazie alla vostra dose giornaliera di discreta, gentile e delicata “musica popolare”.