Dopo “VHS” del 2016, tornano i Dade City Days.
Il gruppo con base a Bologna se non ha perso l’indole shoegaze e dream pop degli esordi, ha volutamente virato su coordinate più synth, dark/new wave ed ambient, dove anche la componente cantautorale trova adesso nitido spazio di manovra.
“Free Drink” (i titoli delle canzoni, peraltro, sono nomi di famosissimi cocktail) mette in mostra venature notturne e melanconiche, ha richiami e riferimenti evidenti sia esterofili (Depeche Mode e New Order su tutti) che nostrani (“Long Island” è più di un omaggio a “La Canzone di Alain Deloin” di casa Baustelle) e non lesina sulle componenti pop per stessa ammissione della band, che decide quindi di puntare su una pletora di ascoltatori più ampia da conquistare grazie ad componente melodica evidente e dei ritornelli magnetici.
Uscito via Nesc’i Dischi il lavoro è energetico ed ambizioso, come una serata accompagna da uno (o più) cocktail: buona fortuna, allora, Dade City Days.