Crescere musicalmente nei primi anni duemila, con i Nineties appena passati porta inevitabilmente ad uno scontro intergenerazionale con quello che passa ora per le radio italiane. Se poi nella tua cerchia c’è chi ha voglia di sperimentare il gioco è fatto, anche se trovare la sperimentazione nell’ipermainstream contemporaneo è una lunga impresa, dove tutto è più semplice e fruibile possibile.
I Portfolio sono tornati con un album assurdamente eterogeneo, arrogante e incoraggiante, tra slanci di trombe (Fluidità ) e funkeggianti deliri à la Jack Frusciante (Sunshine). “Stefi Wonder” desta costantemente curiosità , con i continui ribaltamenti musicali, appigli imprevedibili e una scrittura fluida e liquida nel suo adattarsi ad ogni spazio che gli viene concesso, che sia rock, pop, funk o post-tutto (jazz, punk). Stefi Wonder e Io e Stan ripercorrono un rock italiano molto anni Novanta/Duemila: giusto, confortante e ruvido. Ma è con Agosto che la band reggiana splende in risvolti pop sanremesi: una canzone impeccabile, per chi è vicino al genere, con la voce di Claudia Domenichini perfetta. Chiude Scuola strumentale reggiana, con il suo giocare di dinamica che spiazza chi è arrivato alla fine dell’album.
I Portfolio con “Stefi Wonder” hanno fatto un lavoro puntuale, preciso e diverso dalla massa, meritando attenzione.