Spinto dagli amici Franceschini e Dimartino, che ne hanno tessuto le lodi per almeno un paio di mesi, sono andato a vedere i Giallorenzo in concerto, giovane combo bergamasco / bresciano che è poi un mix di elementi di band già sulla piazza da un po’, nella fattispecie Montag e Malkovich, progetti dell’underground lombardo fusi insieme, rimescolando le carte in tavola.
No rap, no it-pop, ma sano emo punk, post filastrocca, totalmente fuori moda della serie “fregauncazzo” e anche per questo bello e impossibile; chitarre, basso, batteria senza peli sulla lingua, testi terra terra che parlano di Milano come un posto di merda, proprio nel momento in cui ho pensato: “mi piacerebbe trasferirmi lì“. Incidono per la Tempesta, che mette a segno un’altra bombetta delle sue, pubblicando questo disco d’esordio del quale si è parlato parecchio come un gioiellino: canzoni sincere, scritte bene con quell’attitudine lo-fi da sala prove con la muffa e le confezioni di uova sulle pareti (che poi non ho mai capito se servano davvero).
Venendo al concerto di stasera, il Lio Bar a Brescia è la location perfetta per questa festa pre natalizia alla quale partecipa anche il cantautore orobico Caso, ospite e amico della band, totalmente in solitaria, una sorta di Billy Bragg dalla piccola provincia. Subito dopo i Giallorenzo in un release party numero due. Setlist obbligatoriamente breve e coincisa come il loro debutto che dura 23 minuti, quindi tutte le 11 tracce buttate sul piatto, menzione speciale per “Esterno notte”, “Esselunga stabbing” e “Bonti” e concerto chiuso rigorosamente, come piace a me e come vuole la tradizione punk, senza bis.
Ne sentiremo ri-parlare ancora di sicuro. Bravi tutti.