#10) KATE TEMPEST
The Book Of Traps And Lessons
[American Recordings/Fiction]
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Non conoscevo Kate Tempest prima di quest’anno, l’ho scoperta ascoltando per caso “All Humans Too Late” su BBC Radio 6 e sono rimasto incantato dal suo modo di incanalare angoscia e frustrazione in una canzone parlata. L’immagine che dipinge del Regno Unito è efficace perchè reale senza fronzoli o drammatizzazioni e purtroppo permette anche ai non brits di potersi identificare.
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#9) METRONOMY
Metronomy Forever
[Because Music]
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Mi è sempre stato difficile definire i Metronomy. Nella loro ormai lunga carriera hanno saputo mantenere costante la qualità dei loro lavori, rinnovandosi e cambiando a livello sonoro, ma continuando a usare ironia e emotività come costante. Questo disco contiene una delle mie canzoni preferite dell’anno in “Upset My Girlfriend” che secondo me esemplifica l’essenza del gruppo.
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#8) JAY SOM
Anak Ko
[Lucky Number]
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Questo disco è un grande passo in avanti per Melina e il suo progetto Jay Som, è un lavoro più maturo rispetto al passato sotto tutti i punti di vista e crea atmosfere coinvolgenti lungo tutta la sua durata. Avrebbe meritato di più a livello popolare il singolo super catchy “If You Want It”.
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#7) NICK CAVE & THE BAD SEEDS
Ghosteen
[Ghosteen Ltd.]
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La sensazione che mi è venuta ascoltando questo disco è quella di fare un passo indietro. L’unico modo per capire la potenza di “Ghosteen” è ascoltarlo con devozione, senza nessun tipo di distrazione e lasciarsi trafiggere emotivamente.
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#6) HOT CHIP
A Bath Full Of Ecstasy
[Domino]
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Ennesima prova convincente, a mio avviso, per gli Hot Chip. Il loro pop elettronico non vira mai troppo dalla solita formula ormai consolidata, ma questo non vuol dire che i loro lavori risultino uguali o ripetitivi. “Clear Blue Skies” è un’altra tra le mie canzoni preferite dell’anno.
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#5) SHARON VAN ETTEN
Remind Me Tomorrow
[Jagjaguwar]
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Quando ho sentito il primo singolo del nuovo lavoro di Sharon Van Etten sono rimasto spiazzato. Non capivo come avrebbe potuto mantenere l’intensità emotiva dei precedenti dischi con un sound più leggero e elettronico. Mi sembrava un connubio non efficace, ma chiaramente mi sbagliavo.
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#4) THE CINEMATIC ORCHESTRA
To Believe
[Ninja Tune]
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Dopo anni i Cinematic Orchestra sono tornati un lavoro raffinato, elegante e a tratti commovente. Ci vuole un po’ di pazienza per lasciare che le canzoni si srotolino di fronte ai propri occhi, ma quando succede il piacere è tanto. Ottimi gli apporti di Moses Sumney, Tawiah e Heidi Vogel.
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#3) ALESSANDRO CORTINI
Volume Massimo
[Mute Records]
Uno spettacolo di paesaggi sonori che riprende la scia dell’altrettanto incantevole “Avanti” del 2017, questo disco merita il podio anche solo per come Cortini riesce a creare una storia emotivamente coinvolgente utilizzando sintetizzatori analogici.
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#2) SLOWTHAI
Nothing Great About Britain
[Method Records]
Basterebbe il nome per capire cosa ci troviamo davanti, oltre ad essere un capolavoro hip hop contemporaneo, l’LP di debutto di slowthai è un altro ritratto della situazione politica e sociale britannica. Tra flow dinamici e beats grime il risultato è un album molto consistente pieno di canzoni memorabili che lasciano il segno.
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#1) QUERCIA
Di tutte le cose che abbiamo perso e perderemo
[Self-Released]
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L’album di debutto dei Quercia m’ha accompagnato per tutto l’anno senza stancarmi minimamente. La tematica della perdita e della paura di perdere è urlata visceralmente dal gruppo sardo. Oggettivamente so che non è il disco più innovativo o tagliente dell’anno, ma mentirei a me stesso se non lo mettessi al primo posto.
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