Se c’è una cosa di cui noi di IFB andiamo fieri è la nostra rubrica chiamata “Brand New”. Il nostro impegno nell’andare a scovare ottime band “minori” o con scarsa visibilità spesso viene riconosciuto dai nostri lettori, che ci ringraziano per le segnalazioni e per aver fatto scoprire loro dei nuovi gruppi. Riconoscimento che, ovviamente, ci gratifica e ci spinge a continuare la nostra “ricerca” con ancora più impegno e attenzione.
Tanti sono stati i brani, gli album o gli EP che, nella nostra rubrica, in questo 2019, abbiamo portato alla ribalta. Ne scegliamo, riproponendoli, una ventina, tra i tanti, consapevoli che i nomi indicati potranno ripresentarsi alla ribalta anche nel 2019, magari, questa volta, pure con i favori di critica e pubblico.
Quindi, se volete conoscere oggi i (probabili) eroi di domani, beh, tenete sempre gli occhi aperti su “Brand New”.
Questa selezione targata 2019 (che non è in ordine d’importanza o modello classifica, attenzione) è stata cura da Anban, Ricky, Zacky e Antonio.
TRACKS: DIVING STATION – Film/Honey Bees
Protagonisti del nostro Brand New 2019 anche con l’EP “Feather Mouth” i Diving Station da Manchester hanno colpito direttamente al nostro debole cuoricino con il loro stile delicato e ricercato. Protagonista del loro dream pop la voce lieve e sottile di Anna McLuckie. L’artista di Edimburgo gioca un ruolo importante anche dal punto di vista prettamente musicale: ci mette del suo servendosi di uno strumento atipico, almeno nel loro genere, l’arpa celtica.
L’arpa ha una grande forza espressiva e questo ha portato il resto della band ad adeguarsi ed uniformarsi ai suoni morbidi e delicati dello strumento celtico a pizzico. Il risultato è sorprendente, i giovani componenti della band dimostrano una maturità non comune. Anne è sostenuta dal batterista Barnabas Kimberley che possiede a sua volta una voce molto dolce e delicata. Gli arpeggi ed i vibrati del chitarrista Sean Rogan ed il basso sapientemente dosato di George Burrage danno ad ogni brano quel tocco di eleganza che caratterizza lo stile di questa band.
TRACKS: PUBLIC PRACTICE – Disposable / Extra-Ordinary
Questa band di Brooklyn nasce dallo sciogliento dei WALL, ai cui componenti Sam York e Vince Mc Clelland (voce e chitarra rispettivamente) si uniscono la bassista Drew Citron (seconda voce) ed il batterista Scott Rosenthal, entrambi provenienti dai Beverly. Un EP uscito nell’ottobre del 2018 (“Distance Is a Mirror”) e un paio di singoli più recenti ci hanno convinto a scommettere su di loro anche per il futuro.
“Disposable” è stato registrato nel nuovo studio di Brooklyn della band che ha pure iniziato la registrazione del primo album. I Public Practice hanno trovato la loro ricetta, un post punk con venature pop-dance, chitarre aguzze ed angolari e la voce decisa e sicura della York. Aspettiamo curiosi il loro debutto sulla lunga distanza.
EP: BASEMENT REVOLVER – Waxy and Digital
Saliti alla ribalta nel 2016 con il singolo “Johnny”, i canadesi Basement Revolver ci avevano ben impressionato con il loro album di debutto “Heavy Eyes” del 2018. Il loro dream pop tinto di malinconia e con deviazioni shoegaze non poteva far altro che richiamare paragoni a band come The Sundays o trovare affinità tra le voci di Chrisy Hurn e quella di Dolores O’Riordan dei Cranberries. Ci sta. La band proviene da Hamilton, città sulle rive del lago Ontario e anche se hanno già un album alle spalle ci piace considerarli degli emergenti degni di molto interesse.
I Basement Revolver con l’EP “Wax and Digital” ci portano tra i fiori, con le dolci melodie, il soffice e vellutato canto di Chrisy. “Have I Been Deceived”, “What Are You Eaiting For” sono lentacci che scaldano le ossa anche nei freddi inverni in riva al lago. Il giá noto singolo e title track “Waxy and digital” e ” Concussion, Pt 2″³ aumentano il numero di giri e l’energia dei brani è impreziosita ed enfatizzata anche dalla seconda chitarra di Jonathan Malström che è il nuovo e quarto elemento della band che si completa con Nimal Agalawatte (basso e synth) e Brandon Munro (batteria).
TRACKS: DRAHLA – Stimulus for Living/Pyramid Estate/Godstar
Devo confessare che quando parlo dei Drahla gli occhi mi si trasformano in due cuoricini e sento le campane suonare a festa. Bando ai sentimentalismi possiamo definire l’anno 2019 come quello della consacrazione. Oltre ai singoli citati i Drahla hanno pubblicato a maggio il loro debut album “Useless Coordinates” che ha confermato la classe cristallina della band di Leeds. Se si vuole accostare il suono dei Drahla ad una storica band non possiamo fare a meno di evocare i newyorchesi Sonic Youth. Nella terra della Rosa Bianca invece, un basso potente e deciso, la chitarra di Lucien Brown che scarica accordi che risuonano come una rabbiosa esecuzione alla ghigliottina mentre scandisce le parole in tono deciso e spavaldo come fossero sentenze definitive, il sax che entra a volte a piedi uniti, in altre in punta di piedi sono i punti cardinali di una bussola che i Drahla consultano nelle loro esplorazioni.
TRACK: TELGATE – Cherrythight
Un solo brano pubblicato alla fine dell’anno può avere la faccia tosta di prendersi uno spazio in questa così importante e prestigiosa rubrica? Vengono da Cardiff i Telgate e da quello che si capisce leggendo qua e là non sembrano una band di quelle che timidamente si affacciano sul mondo camminando sulle punte dei piedi. Di rumore ne fanno ma questa è musica per le nostre orecchie! Il brano è introdotto da una linea di basso grasso e potente a cui si aggiungono chitarre vivaci, batteria strepitante e la ruggente voce di Casper James, il transgender leader del gruppo. Un gruppo che grazie ad un’energia incredibile si sta facendo conoscere in UK grazie a concerti focosi ed allo stile musicale che abbraccia la psichedelia e il glam degli anni ’70, trovando nell’influenza punk la spregiudicatezza per esprimere concetti forti ma allo stesso tempo delicati come possono essere quelli legati all’androginia, all’omosessualità , alla bisessualità . Insomma, gli argomenti non mancano, la strada sembra spianata e stiamo con le orecchie ben dritte e gli occhi puntati sul dragone gallese pronto a decollare con questi pazzi a bordo!
ALBUM: FEET – What’s Inside Is More Than Just Ham
Non hanno niente di innovativo i FEET, sia chiaro, ma quel che portano in dote ci piace eccome: si parte con i sentori lisergici ed i cambi di passo di “Good Richard’s Crash Landing”, proseguendo con la già diffusa e funkeggiante “Ad Blue” (cogliete l’occasione per riguardarvi tutti i video di questi pazzi”…), avanti (indietro!) con quel sapore da passaggio di consegne tra madchester e britpop di “English Wheather”: e di fare i seri, voglia zero. Non è difficile immaginare quanto i primi Blur (senza scomodare grossi nomi precedenti) possano essere stati punti di riferimento di questi inglesi, e quanto generi che spaziano dal surf rock più edibile al punk pop più fruibile abbiano preso posto nei loro scaffali: “Dog Walking” e “Chalet 47” (che pare uscita da un album dei Fun Lovin’ Criminals più farfalloni) sono come lì a ricordarcelo. Balzani e talentuosi, furbi e bislacchi: come faremo d’ora in poi a non seguire i FEET?
ALBUM: JOSEFIN à–HRN + THE LIBERATION – Sacred Dreams
Siamo di fronte a davvero grandi dosi di qualità e bellezza, ad un connubio dei più riusciti tra shoegaze, alt rock, dream pop e dark wave, con uno uso dell’elettronica preciso, funzionale, che riesce divinamente a creare un reticolato onirico e fluttuante ora, labirintico e psichedelico adesso.
In tutto questo, si incastonano come una vera gemma la voce e i testi emozionanti di Josefin, incantatrice, suadente, sensuale ed elegante. Il supporto, poi, è di tutto rispetto: oltre allo storico socio in affari Fredrik Joelson, The Liberation è una macchina che vanta nomi del calibro di Maki (Go Team), Patrick C Smith (Eskimo Chain), Matt Loft (Lola Colt) e Ben Ellis, con la supervisione di Andy Ramsay degli Stereolab.
TRACK: ITALIA 90 – An Episode
Solo il nome ci farebbe (e lo fa!) ammalare di nostalgia.
Chè poi, gli Italia 90 sono invece dei post-punkers con tutte le carte in regola: chitarra nevrotica, basso penetrante e una batteria incalzante accompagnano il cantato istintivo ed energetico del frontman Les Miserable, e li pone sulla scia di gente come Sleaford Mods e Shame in quella scena britannica che sta vivendo un periodo di particolare effervescenza.
ALBUM: THE PSYCHOTIC MONKS – Private Meaning First
Tenebrosi, ruvidi, minacciosi: dai sobborghi di Parigi, The Psychotic Monks.
Insieme dal 2012 e al secondo album, i francesi sono animali notturni a tutti gli effetti. Taglienti, graffianti, quanto ipnotici e portatori di evocative suggestioni, chiuse dentro muri di chitarre sporche ora e a momenti di una stasi spiazzante e disorientante adesso, che portano alla mente il post punk più spietato e il noise rock più lacerante, laddove gente come Joy Division, Swans, Nine Inch Nails e Sonic Youth non saranno certo mancati negli ascolti dei parigini.
EP: IVORY WAVE – Dream Nights
In tempi non sospetti avevamo già messo gli occhi addosso a questi brummies che rispondono al nome di Ivory Wave, apprezzandone soprattutto la capacità di rievocare quelle atmosfere squisitamente 90’s, brit e baggy che ancora scaldano cuore e attivano di nervi di tantissima gente anche al di fuori dei confini albionici. La prima traccia “The Middle” più che un brano, è una dichiarazione d’intenti: tempo di premere play e Shaun Ryder si impossessa del cantante George Johnson e sembra di essere tornati ai tempi in cui The Haà§ienda era una sorta di centro del mondo. I palazzetti si riempiono, l’attenzione sale: certo, gli anno novanta sembrano lontani, come ancora lontani sono la perizia e il mestiere dei mostri sacri a cui si ispirano. Ma gli Ivory Wave stanno per il momento giocando sullo slancio, quindi chissà cosa potrà accadere nel futuro, e nemmeno troppo lontano.
TRACK: SUGAR WORLD – We Fell In Love
I Sugar World sono il nuovo progetto di Katryn Macko e Ryan Stanley, che avevamo conosciuto nella loro precedente band, i Naps. Dopo aver realizzato il loro primo singolo, “Sad In Heaven”, un paio di mesi fa, ieri è arrivata un’altra piccola perla che porta il nome di “We Fell In Love”, che potete ascoltare nel player Spotify qui sotto. Noi ovviamente ce ne siamo innamorati al primo ascolto: il suo ritmo pacifico, la voce dolcissma di Katryn e dei bellissimi arpeggi ci portano in un mondo pieno di deliziose melodie indie-pop dal sapore malinconico e di sentimenti che sembrano descrivere perfettamente la canzone. Da seguire con molta attenzione!
ALBUM: JEMMA FREEMAN AND THE COSMETIC SOMETHING – Oh Really, What’s That Then
Jemma Freeman And The Cosmetic Something è il nuovo gruppo della chitarrista dei Landshapes, band dream-psych-rock sotto contratto con Bella Union. Iniziato come il suo nuovo progetto solista si è trasformato gradualmente in una band vera e propria e, ora, è arrivato questo debutto sulla lunga distanza via Trapped Animal.
La opening “Helen Is A Reptile” è un intro fenomenale: un brano rock chitarristico dalle ottime melodie e pieno di tensione che sprigiona adrenalina in ogni sua singola nota, mentre il suo ritornello è pura gioia ed energia.
Non facciamoci ingannare, però, perchè su questo debutto sulla lunga distanza c’è molto di più di questa (relativamente) semplice traccia: per esempio, la successiva “Keytar (I Was Busy)” è costruita intorno ai synth con un senso melodico delizioso che sembra riportarci indietro a un certo pop elegante degli anni ’80. Un album davvero interessante questo “Oh Really, What’s That Then?”, in cui la Freeman non ha alcuna paura a spaziare da un genere all’altro e lo fa con intelligenza e sapienza.
EP: DRY CLEANING – Sweet Princess
“Goodnight” apre l’EP con toni malinconici ““ qui i ricordi della frontwoman Florence Shaw non sono particolarmente piacevoli ““ ma sopra al suo spoken-word e all’atmosfera cupa, la chitarra di Tom Dowse riesce ugualmente a creare qualche sensazione melodica che ci piace sin dal primo ascolto, mentre il ritmo si fa sempre più veloce grazie a un drumming particolarmente incisivo.
Il singolo “Magic Of Meghan”, dedicato alla principessa del Sussex Meghan Markle, ha terribili influenze post-punk e ci sa incantare, tanto da ricordarci le sempre amatissime Savages, mentre la conclusiva “Conversation” non nasconde le sue influenze new wave. Un lavoro intenso, forte, compatto e deciso: promozione a pieni voti meritata per questa band inglese solamente al suo debutto. Il futuro è dalla parte dei Dry Cleaning.
ALBUM: PINKY PINKY – Turkey Dinner
Se i lavori precedenti di Isabelle, Eva e Anastasia vertevano maggiormente verso un garage-rock piuttosto diretto, questo LP d’esordio, invece, preferisce spostarsi su tonalità più morbide e profumi estivi: un godibile esempio puo’ essere il beach-pop del singolo “My Friend Sean”, un pezzo guitar-pop dalle affascinanti melodie, mentre il riflessivo indie-pop di “Mr. Sunday” nella sua seconda parte trova un gradevole innesto di fiati che la vanno a impreziosire. E se l’intrigante “Mystery Sedan” ha una grande energia punk, “All The Birds” ha un sapore rock più classico e sembra riportarci indietro nel tempo, prima che la successiva “If It Didn’t Hurt” ci muova verso sensazioni più desertiche e psichedeliche. Un album fondamentalmente pop, ma capace di mostrare i vari volti delle Pinky Pinky, che comunque sanno mettere quasi sempre in primo piano le loro fantastiche sensazioni melodiche e la spensieratezza dovuta alla loro giovane età : una colonna sonora molto piacevole per rinfrescarci dal caldo estivo!
TRACK: SQUIRREL FLOWER – Red Shoulder
Squirrel Flower è il moniker dietro cui si nasconde la musicista statunitensa Ella O’Connor Williams. Dopo aver realizzato due EP nel 2015 e nel 2018, la ragazza di stanza a Boston sta per realizzare il suo primo album, “I Was Born Swimming”, che vedrà la luce il prossimo 31 gennaio via Full Time Hobby (via Polyvinyl negli Stati Uniti).
Registrato al Rear Book Room Studio di New York City, il disco è stato prodotto da Gabe Wax (Adrienne Lenker, Palehound, Cass McCombs). Il primo singolo estratto si chiama “Red Shoulder”: il suo indie-rock riflessivo ci ricorda da vicino Lucy Dacus grazie ai suoi improvvisi momenti esplosivi, alle chitarre decise e a una voce che sa scaldare il cuore. Attendiamo con ansia di ascoltare il suo debutto sulla lunga distanza.
TRACK: WINTER GARDENS – Coral Bells
Il loro esordio “Coral Bells” è pazzesco fin dal primissimo ascolto e tiene fede a quanto dice la band quando afferma di essere influenzata da “80’s post-punk, Factory, Postcard, 4AD, Creation era bands“. Se chiedeste loro che genere fanno, beh, vi risponderebbero con il termine “dream punk”, per mettere in luce l’anima eterea ma anche quella più fisica. E non c’è nulla di fuori posto in tutto ciò! Se il buongiorno si vede dal mattino, beh…sarà una giornata radiosa! Puntiamo fortissimo su di loro in questo 2020.
TRACK: EGOISM – What Are We Doing?
Attenzione perchè Scout e Olive hanno davvero trovato la via perfetta. Già con il precedente singolo le cose iniziavano a trovare la giusta via, dopo alcuni brani non particolarmente esaltanti, ma ora davvero tutto ha trovato l’equilibrio perfetto. Il nuovo singolo degli Egoism di Sydney è la deliziosa “What Are We Doing” che si muove morbida e arpeggiata per poi trovare quel ritornello in cui sembra che ci abbia messo mano Kevin dei MBV, arrivando leggermente a rendere più oblique le chitarre e la cosa ci piace tantissimo!
TRACK: BUZZARD BUZZARD BUZZARD – Love Forever
Piano piano questi ragazzi di Cardiff stanno entrando nel nostro cuore e nel nostro cervello. Completamente fuori dal tempo, ma, come si vede anche dal look, decisamente ancorati agli anni ’70, si dimostrano devoti al verbo di Marc Bolan e i T. Rex, piazzando delizie glam-rock dai ritornelli micidiali. Il nuovo singolo segue le cariche “Double Denim Hop” (l’assolo a metà brano ci manda letteralmente fuori di testa e poi partono i coretti) e “Late Night City” (ogni volta che la sento mi immagino il chitarrista posseduto dallo spirito del primo Bernard Butler). “Love Forever” è liquida e ipnotica, ballata popedelica che ancora una volta esalta lo spirito glam-rock dei ragazzi con il solito assolone supersonico nel finale. Favolosi!
ALBUM: NO SUITS IN MIAMI – I Hope That No One Sees Me
Una delle perle dell’anno ci arriva da Lund, Svezia, con questi adorabili No Suits In Miami che dopo l’EP dell’anno scorso arrivano finalmente all’album di debutto e, beh, in alto cuori e cuoricini. I protagonisti di questa magia sono Michelle Dzgoeva, Olle Oscarsson, Hannes “Hasse” Ponzlid ed Erik Lange e a loro va tutta la nostra stima. Siamo in quella terra in cui il jangle pop si tinge di dream e di lieve shoegaze, quel mondo dorato in cui le melodie sono dolcissime e invitanti, capaci di cullarci e farci muovere piano la testa. Loro si definiscono “emopop” e se per emo intendiamo la capacità di smuovere i sentimenti e le emozioni, beh, direi che ci siamo alla perfezione, ve lo assicuriamo. I ritmi sono morbidi, ma ogni tanto si parte in modo più pimpante e capisci che i ragazzi non possono venire che dal Nord Europa, in cui questo sound è gestito sempre al meglio. Applausi meritatissimi!
TRACK: HEAVY HEART – Cry Ice
E’ di una dolcezza infinita il nuovo singolo degli Heavy Heart che continuano a dispensare perle popedeliche ricche di magia e suggestione. La loro discografia è ricca di singoli e c’è anche un album d’esordio datato 2017, ma li attendiamo al varco in questo 2020 per un secondo lavoro che permetta loro di arrivare a quelle lodi e a quella visibilità che meritano. “Cry Ice” è davvero una passeggiata sulle nuovole a piedi scalzi. Si muove soffice e malinconica, con questo finale che però non riesce a più a trattenere le chitarre e la canzone si apre a sapori shoegaze affascinanti. Una band di cui siamo completamente innamorati!