Se il nome John Fogerty vi dice poco o nulla, beh, vi prego, in tal caso fate venia e vi voglio supini sui ceci per almeno dieci minuti: accenno solo in apertura ricordando che è stato il frontman e leader nonchè compositore quasi esclusivo dei Creedence Clearwater Revival.
Creedence che inanellarono a fine anni ’60 una serie clamorosa di evergreen, testimoni di una rara maestria compositiva; non mi soffermo a parlarne oltre o a citare titoli del loro repertorio, basti affermare, senza indugio, che almeno una raccolta dei nostri non può mancare in nessuna collezione rock.
Esaurita l’esperienza Creedence all’alba dei seventies, e senza farsi mancare strascichi polemici nonchè giudiziari, John si tuffò immediatamente nella carriera solista, il cui titolo in oggetto rappresentò la terza uscita.
Una carriera solista invero con apparizioni discografiche piuttosto parche, dato che dopo il quarto e deludente “Eye of the Zombie” del 1986 si ritirò dalle scene fino al 1997, quando si ripresentò con l’ ottimo album “Blue Moon Swamp”, con il quale vinse il Grammy “for the Best Rock“.
La sua carriera procede tutt’ora con dischi di buona fattura ma senza picchi particolari, mentre rimane impressionante la qualità dei suoi live, che surclassano di gran lunga la “Revisited Band” che gira il mondo dal 1995, con due reduci dell’incarnazione originale della band.
Personalmente ritengo alla stregua degli album dei Creedence l’omonimo “John Fogerty”del 1975 (secondo lavoro solista), che sia come qualità compositiva che come arrangiamenti è di fatto un disco dei Creedence, ma è anche vero che gli stessi dischi di questi ultimi sono in realtà dischi dello stesso John Fogerty, padre e padrone della sigla CCR; basti pensare che l’unica volta che furono coinvolti nelle composizioni dei brani gli altri membri della band il risultato fu il rinnegato “Mardi Gras”, a cui seguì, non a caso, lo scioglimento della band. Quel lavoro omonimo era davvero un album senza la minima presenza di un filler (e lo ribadisco, come tutti gli album dei Creedence, “Mardi Gras” a parte!), con citazione in particolare per “Rockin’ All Over the World”, “Almost Saturday Night” e “Where the River Flows”.
Forte di quest’album dopo ben nove anni, nel 1985, torna nuovamente sul mercato con “Centerfield”, che ottiene un sorprendente successo di pubblico e critica e conferma lo stato di forma di John.
Nonostante fossimo a metà anni ottanta segnaliamo poche concessioni a sonorità tipiche dell’epoca, che purtroppo rischiano di rovinare l’impatto di alcuni brani, difetto che inficierà in toto invece il successivo e tronfio “Eye of The Zombie”, preludio al suo lungo ritiro dalle scene.
In “Centerfield” pare in ogni caso inesauribile la vena di Fogerty di scrivere istant classic di american music e ne sono testimonianza tutti i brani in scaletta, che ci dicono di un autore ancora ispirato, vera icona del rock più puro.
Come accennato, il disco ottenne un clamoroso successo, nonostante la sua assenza per quasi dieci anni e nonostante pareva non ci potesse essere spazio per una proposta così demodè, in mezzo a tutt’altre istanze sonore allora in voga.
Segnalo che nel 2018 l’album è stato ristampato ed ovviamente rimasterizzato, operazione già avvenuta nel 2010 per il 25esimo anniversario.
Tipo album: Studio
Pubblicazione: 15 gennaio 1985
Durata: 35:20
Dischi: 1
Tracce: 9
Genere: Rock
Etichetta: Warner Bros. Records
Produttore: John Fogerty
Arrangiamenti: John Fogerty
Tracklist:
The Old Man Down the Road ““ 3:32
Rock and Roll Girls ““ 3:26
Big Train (From Memphis) ““ 2:58
I Saw It on T.V. ““ 4:19
Mr. Greed ““ 4:05
Searchlight ““ 4:29
Centerfield ““ 3:50
I Can’t Help Myself ““ 3:11
Zanz Kant Danz ““ 5:30