Attivi da tantissimi anni (il loro primo album ufficiale, targato Snowdonia, risale al 2003), i campani Klippa Kloppa nel loro lungo percorso non hanno mai lesinato su sperimentazioni, anche ardite, e ricerca, eppure ancora una volta ci sorprendono all’ascolto di “Liberty”, ultimo disco pubblicato qualche mese fa.
Stavolta però lo fanno al contrario, consegnandoci cioè un lavoro insolitamente strutturato, lineare, pop nella più vasta accezione del termine: infatti le 10 canzoni che lo compongono contengono tutte le caratteristiche peculiari del genere, declinato via via nelle varianti pop rock, wave, synth, con qualche spruzzatina di dark e suoni più duri.
Attorno ai fondatori Nicola Mazzocca e Mario Di Gennaro, si è consolidato poi il gruppo che vede impresso anche il talento di Mariella Capobianco, autrice di tutti i testi e voce principale del quintetto; completano l’ensemble Simone Caputo e Mariano Calazzo, anch’essi fondamentali. Mauro Baccigalupi contribuisce non solo come co-produttore (assieme a Cinzia La Fauci e Alberto Scotti di Snowdonia e alla band stessa), ma anche intervenendo alla voce nel brano di apertura “Cinghiali” e in quello corale di chiusura “Un mondo migliore”.
Dicevamo dei suoni variegati, in grado di vestire adeguatamente ogni singolo episodio e a farne emergere al meglio la potenza espressiva intrinseca e il valore, ma nella fattispecie a colpire sono anche le liriche della Capobianco. L’autrice sa affilare la lama e dire la sua senza maschere ma anche mostrarsi nelle sue fragilità , dosando egregiamente immagini e parole, volando in alto ma sapendo, quando occorre, restare saldamente ancorata alla realtà che la circonda.
Realtà amara che diventa microcosmo in “Cotidie”, dove lo sguardo della protagonista si posa su ciò che più in apparenza è a lei vicina ma che invece spesso non si conosce affatto nel profondo.
Altrove invece si ricorre con maestria alla citazione o alla metafora, e una canzone come “Bach” suona irresistibile, sia per testo che per melodia e arrangiamento.
E che dire di “Nature morte” (che nel ritornello si riallaccia al titolo dell’album)? Si tratta di un altro brano che riesce magicamente a risultare cantabilissimo, orecchiabile, senza ricorrere a facili formule verbali, un po’ come se lo spirito di un giovane Battiato si fosse impossessato dei loro cuori.
E’ vero che la presenza delle tastiere fa capolino e talvolta la differenza ma non sono da meno la sezione ritmica o le scintillanti chitarre, a tratti assolutamente robuste (basti pensare alla cavalcata strumentale “Blast” o alla già citata “Cinghiali”), in altri casi avvolgenti ed evocative come in “Alla fine della giostra”, con la voce solista di Calazzo.
Eterea e suggestiva è invece “Lyudmila Pavlichenko” ma sarebbe giusto citare tutte le canzoni, in quanto “Liberty” è un disco veramente ispirato e fresco e che, banalmente parlando, si fa ascoltare che è un piacere.
I Klippa Kloppa sanno fare indubbiamente bene il loro mestiere e di certo meriterebbero maggior risalto nel panorama musicale italiano.
Credit Foto: Salvatore Crisci