Novità in casa Wolf Parade, tre anni dopo il ritorno sulle scene con “Cry Cry Cry”. Il multi strumentista Dante DeCaro è uscito dal gruppo, lasciando Spencer Krug, Dan Boeckner e Arlen Thompson a ragionare sul da farsi. La decisione di tornare alle origini e proseguire come trio, riproponendo in tutto e per tutto la formazione del 2003, è venuta spontanea prima di entrare in studio a registrare l’album numero cinque.
Serrano i ranghi i Wolf Parade e scelgono ancora una volta John Goodmanson per produrre “Thin Mind”. Un disco meno esplosivo e un filo più rock della piccola svolta pop di “Cry Cry Cry”, che segna un ritorno alle atmosfere di “Apologies To The Queen Mary” e “EXPO 86” con qualche riflessione un po’ amara sui tempi moderni.
L’affiatamento tra Krug, Boeckner e Thompson non fa sentire troppo la mancanza di DeCaro, il suono diventa più scarno e dark. Batteria, chitarre e un mucchio di sintetizzatori vecchi e nuovi si danno il cambio con fluidità in brani dal tono a volte giocoso (il singolo “Forest Green”, “Wandering Son”, l’epica “Town Square” in chiusura) altre con indole decisamente tagliente e malinconica (“Out of Control”, “The Static Age”, “As Kind as You Can”).
Anime che hanno sempre fatto parte del DNA dei Wolf Parade e del modo di scrivere di Krug e Boeckner, che in “Against the Day” si scambiano versi in un crescendo di tastiere e ritmi sincopati.
La gioia di ritrovarsi ha lasciato il posto alla consapevolezza di avere ancora qualcosa da dire in un disco meno avventuroso, più maturo e riflessivo in cui a trascinare è spesso e volentieri la batteria di Thompson. “Thin Mind” non cattura al primo ascolto, ma non deluderà i fan di lungo corso.
Credit foto: Pamela Evelyn e Joseph Yarmush