Tutti Fenomeni è uscito con il primo vero disco: “Merce Funebre”. L’album è un’occasione per capire di più su un progetto che si muove in simbiosi con la personalità di Giorgio Quarzo Guarascio e si incarna in una serie di scelte testuali e sonore (guidate da Niccolò Contessa) che delineano un territorio atipico per la musica italiana.
Il disco si muove, in ogni sua traccia, in campi semantici e di significato diversi, ma che hanno come comune denominatore un’attrazione verso la poesia e la filosofia.
La capacità di Tutti Fenomeni è quella di risultare un progetto assolutamente credibile e digeribile nonostante l’artista preferisca non mettersi a nudo, ma vestirsi e caricarsi di significati importanti e difficili da masticare.
Simboli, icone e significati si intrecciano l’un l’altro tra i pezzi del disco: brani come “Trauermarsch” o “Hikmet” hanno una capacità evocativa che trascende le singole parole.
Passando dalle collaborazioni con i Tauro Boys ai trascorsi trapperecci, la dimensione che ritroviamo in questo disco è assolutamente personale, evolutiva e di difficile comparazione con il passato e con tutto ciò che troviamo nel panorama musicale italiano oggi.
L’avanguardia va ostentata e rivestita, questo sembra dirci Giorgio in “Merce Funebre”.
Le parole diventano una componente di ostentazione che sembra rituale, ogni vocabolo è un punto di accesso al pensiero di Giorgio.
La sua è una canzone dall’estetica del brainstorming: ogni componente della realtà può effettivamente essere inglobato, cannibalizzato e prendere vita tra le parole di “Merce Funebre”.
Interessante come un disco del genere non si fermi troppo ad analizzare e puntualizzare ogni elemento, tutto è fluido e sembra uscire dal pensiero di Giorgio con coerenza e talento.
“Merce Funebre” è l’elogio dell’impegnata spensieratezza. Una boccata d’aria per la canzone italiana.