Personalmente non sono un fan di album “a puntate” preferendo di gran lunga ascoltare un opera finita, completa. Tuttavia, l’idea di suddividere il disco seguendo i confini degli stati d’animo beh, devo dire che l’idea mi è piaciuta molto.
Gli inglesi Circa Waves hanno deciso di trasfondere il loro stato d’animo all’interno del quarto album dapprima pubblicando il 10 gennaio scorso la parte allegra, “Happy”, alla quale seguirà il prossimo 13 marzo la componente triste, “Sad”, che andrà quindi a completare il loro nuovo lavoro in studio.
Sono trascorsi solamente nove mesi dall’uscita di “What’s It Like Over There?”, album che contiene molti episodi di indubbio valore ma non certamente un disco memorabile. Probabilmente sarà stato questo il motivo per cui la band di Liverpool ha voluto confezionare la nuova fatica in due momenti, forse per dare modo ai propri tifosi di poter digerire con giusta attenzione i primi “allegri” sette brani per poi dedicarsi solamente ai successivi sette brani “tristi”.
Questo mini album ha un grande merito, ovvero quello di proporre in poco più di venti minuti un sound fresco e incoraggiante dove ogni traccia risulta diversa dall’altra. In realtà , nulla di nuovo si aggiunge a quanto già ascoltato nell’immenso panorama indie-rock ma nell’insieme questi sette brani riescono a coinvolgere per la loro forte impronta easy-listening e divertente, anche nei momenti più soft.
La scelta dei brani in scaletta, poi, risulta azzeccata con il singolo apripista “Jaqueline” che ci cattura sin dalle sue prime note indie-pop. La successiva e accattivante “Be Your Drug” inverte la rotta su declinazioni più rockeggianti (a braccetto con “Call your Name”) mentre “Move To San Francisco” ritorna su un groove più giulivo e ottimista che racconta il sogno della band di volersi trasferire nella città della West Coast dove, a detta loro, le persone vivono felici: “I think that we should move to San Francisco/That’s where the happy people go”.
L’energico e riuscito brano pop “Wasted On You” ha il compito di tracciare la strada alla deliziosa ballatona acustica “The Things We Knew Last Night”.
A chiudere la short track list ci pensa “Love You More”, altra ballad che però si lascia andare a note più malinconiche accompagnandoci, di fatto, all’accorata seconda parte del disco in uscita il prossimo marzo.
Si può dire che alla fine Kieran Shudall e soci hanno centrato l’obiettivo, invitandoci a scavare nel loro io più interiore con allegria e letizia e nel frattempo preparandoci la via per condividere con loro ansie e paure della vita contemporanea.