Dalla fucina meravigliosa e sempre oculata della mitica Sunday Records (che si è svegliata dal letargo e ora ci pare decisamente lanciata!) escono questi Strawberry Generation, che dopo un po’ di uscite di rodaggio arrivano all’album d’esordio e…che album!
Inizio subito a dire che le pubblicazioni di cui parlavo prima sono state assolutamente propedeutiche, perchè ora la band piazza quelle che sono veramente le sue canzoni migliori: ispiratissime, accattivanti e decisamente variegate.
Guitar-pop cristallino, che sa trovare lati rumorosi tanto quanto dolci e solari, mentre poi, a tratti, emergono andamenti sorprendenti, dall’anima quasi sophistipop, che ci sorprendono non poco. La base di partenza potreebbe essere quella dei Pains, ma in realtà emergono poi tante altre sfumature che abbracciano tanto il twee quanto l’indie dal gusto morbido e popedelico. Una sorpresa dietro l’altra.
Seppure tutto suoni magnificamente melodico e immediato, credetemi quando vi dico che la particolarità del disco è proprio quella di brillare sempre di più ascolto dopo ascolto. La title track è da capogiro, con queste chitarrone iniziali e poi quel pazzesco sax finale che emerge e ci manda in paradiso. Per ora la canzone più bella di questo 2020. Colori anni ’80, doppia voce (maschile/femminile), carezze agrodolci, ritornelli che si appiccicano subito in testa e altri che sembrano passare in secondo piano e invece ti ritrovi inevitabilmente a canticchiare.
C’è poco da dire, il gruppo di Providence è già in corsa per il premio di album dell’anno!