Dalla fucina musicale del tacco italiano (mainstream e non) emerge la voce della giovanissima Julielle, figlia dello stile delle nostrane Birthh o Any Other (esterofilo e electro-indie-oriented) o dell’americana Cairo, sfidando il pregiudizio radicato per cui l’artista giovanissimo sia collegato ad un pubblico ancora più giovane e fuori dalle logiche del mondo della musica “indie”.
Julielle si tira fuori da queste dinamiche grazie ad un’impronta densa di elettronica (disturbata, come in “Aliens and Flowers”) e di estemporaneità , tra trame discrete (“Toys”) e visioni internazionali (“Voices”). “Ether” è il fiore all’occhiello di “(A)Cross”: toglie ogni dubbio sulla qualità canora di Julielle, confermata anche da “Survivors”.
Nonostante la sua giovane età , si dimostra matura e pronta a confrontarsi con panorami importanti.