Un lustro da “Our Love” e una decade da “Swim”, probabilmente l’album che ha fatto conoscere Dan Snaith aka Caribou (ma anche Manitoba e Daphni nelle sue escursioni più danzerecce) ai più, ecco il canadese rifare capolino con questo “Suddenly”, ultima sua fatica discografica.
Non più un giovanotto il 42enne Daniel Victor Snaith, e con alcune tribolazioni e vicissitudini personali che giocoforza non possono non influenzare il lavoro dell’artista: ecco, non ci sono le atmosfere e il trasporto dei pezzi più IDM della sua produzione. “Suddenly” è un disco educato, incentrato specie nella prima metà quasi più sul lato cantautorale (lo stesso Dan ci mette la voce, spesso ai limiti del sussurrato, in gran parte dei brani) che su quello strumentale. Un lavoro a tratti docile, intimo, dove i bagliori non sono certo accecanti, e il trasporto calibrato.
Flirta con l’hip-hop a braccetto col jazz ed il pianoforte più classico nel calderone di “Sunny’s Time”, col soul nero di Gloria Barnes in “Home”, ma il marchio di fabbrica Caribou, anche quando il fuoco è più sulla parola che sul suono e le traiettorie più morbide e dilatate, non si nasconde di certo. I brani migliori risultano essere la ninna nanna “Sister”, “You and I” e la più pimpante e ballabile “Never Come Back”, anche se nel finale pezzi come la raffinata “Magpie” e il four-on-the-floor di “Ravi” brillano di luce propria.
“Suddenly” ha i tratti di un lavoro schietto, diretto, elegante ma non impegnativo: il che ci ricorda come Caribou sia sempre ed ancora un nome importante del settore, ed avrà così sicuramente modo di arricchire i suoi (eccellenti) live senza di certo avere la pretesa di essere, questo, il suo capolavoro.
Credit Foto: Thomas Neukum