Sarebbe bastata una sceneggiatura un pelo più accattivante e meno telefonata, stereotipata a fare di Ultras un film molto migliore. In termini di plot si intende, perchè i personaggi funzionano anche bene, specie il dolcissimo Mohicano di Aniello Arena (un talento scoperto da Garrone che andrebbe utilizzato molto di più), un duro per eredità a circostanze, destinato a non trovare pace e riscatto. Ma anche quelli messi lì a mò di figurine sono di forte impatto, sia tra la vecchia (Barabba, Mcintosh) che tra la nuova guardia (il terribile Gabbiano, il più intelligente Pequeno).
Un grande peccato, perchè il comparto visivo è potente, tramortente. I piani sequenza che seguono le teste rasate tra i vicoli di Napoli, le nitide risprese in digitale della città al tramonto, il bombardamento di scatti su muscoli, tatuaggi, striscioni e il resto della simbologia Ultras, sono una giostra coinvolgente e stordente. Ma su questo si sapeva che Lettieri (uno dei migliori direttori di videoclip italiani, qui al suo primo film da regista) non avrebbe deluso.
Così come la colonna sonora selezionata dal suo fido Liberato, fortissima nei pezzi originali (il feat. con Gaika e Robert Del Naja è una delle più belle tracce italiane degli ultimi anni in assoluto) quanto sapiente nello scomodare classici della canzone italiana seria e faceta (Righeira, Pino Daniele) e leccornie urban dei nostri giorni (il rabbioso Speranza).