Secondo appuntamento che chiude il cerchio del mini progetto dei ragazzi di Liverpool. Questi altri otto brani di “Sad Happy” appartengono alla corrente triste del disco che in effetti segna un deciso cambio di tonalità rispetto alla parte “allegra” uscita ad inizio anno (LEGGI LA RECENSIONE).
L’atmosfera si fa più malinconica che solo all’apparenza sembrerebbe condurre ad un mood più stanco ma che, in realtà , porta con se una certo grado di maturazione di Shudall e soci i quali, con una sequenza di note dal sapore agrodolce, si interrogano e riflettono sulla vita moderna sempre più schizofrenica ed imprevedibile.
Ad essere sincero, ad un primo ascolto questa seconda puntata del disco mi era sembrata un po’ troppo leggera e debole per reggere la valida prima parte. Tuttavia, dopo il convincente singolo “Sad Happy” mi sono dovuto ricredere soprattutto sulle note della successiva “Wake up call” dove un corposo groove di basso nasconde una sorta di bubblegum-pop a tinte cupe.
Certo, nulla di nuovo sotto il sole come si suole dire, ma l’elettropop di “Hope There A Heaven” dal godibilissimo refrain ovvero le tastiere di “Bettered & Bruised” donano al disco una sensazione di freschezza un po’ come accade per la prima parte e, quindi, il lavoro risulta completo, capace di emozionare.
Compito, quest’ultimo, affidato alla ballata acustica “Sympathy”, nella quale Kieran Shudall lascia andare le sue corde vocali e soprattutto – dopo lo strano intermezzo strumentale di “Train to Lime Street” – alla maliziosa e “triste” “Birthday Cake” che in veste di closing track si pone esattamente in contrapposizione alla “allegra” opener “Jacqueline”.