Dopo lo scioglimento avvenuto nel 1989, la band scozzese originaria di Paisley si era riunita nel 2012 per una serie di concerti. Da allora qualche uscita sulla corta distanza fino a “Arte Povera in the Forest of Symbols”, quello che è il loro terzo album in carriera. I Close Lobsters ebbero una fama discreta nella seconda metà  degli anni ’80 grazie al brano “Firestations Towers” che venne inserito nella celebre cassetta C86 del NME. Due album e un EP che ebbero un buon successo, tale da farli diventare delle piccole stelle del post punk e delle guitar band in senso più ampio.
La band fondata dal cantante Andrew Burnett e il batterista Stewart McFayden ha scritto i 10 pezzi dell’album tra il 2014 e il 2019. Come se davvero per questa band il tempo non passasse, l’album è stato prodotto da John Rivers, lo stesso che produsse il loro debut del 1986 “Foxheads Stalk This Land”. Interessante la cover dell’album, una foto originale del famoso fotografo Brian Sweeney che si è ispirato ad un movimento antifascista degli anni ’20 del secolo scorso, gli Arditi del popolo

Ci sono molte potenziali hit in questo album. Chitarre sempre in primo piano, melodie che ben si articolano su brani costruiti su pochi accordi ma ben arrangiati, la tastiera che ben amalgama i suoni. I Close Lobsters sanno scrivere canzoni, lo hanno sempre dimostrato e quest’album, facile immaginarlo, sarebbe stato un grande successo se fosse uscito nel loro periodo di grazia. Oggi può essere apprezzato forse da pochi (purtroppo!), ma gli scozzesi di Paisley hanno classe da vendere e si fanno sempre ascoltare con piacere.