Seguiamo Waxahatchee (ovvero Katie Crutchfield) da ormai alcuni anni e siamo sempre rimasti entusiasti dei suoi LP, che l’hanno resa una delle migliori songwriter indie-rock degli Stati Uniti. La musicista nativa dell’Alabama ha pubblicato proprio questo weekend il suo quinto album, “Saint Cloud”, e noi di Indieforbunnies.com abbiamo approfittato di questa occasione per contattarla via e-mail e farci raccontare, oltre che del nuovo disco, dei cambiamenti del suo sound, delle sue influenze, dei Bonny Doon (che hanno lavorato con lei per questo album) e della Merge Records. Ecco cosa ci ha detto:
Ciao Katie, come stai? Il tuo quinto album, “Saint Cloud”, è appena uscito: sei orgogliosa del tuo nuovo lavoro? Sei contenta che presto le persone potranno finalmente ascoltarlo?
Sì, sono molto orgogliosa del mio nuovo disco e molto molto felice di poterlo finalmente condividere con le altre persone.
Ti posso chiedere da dove proviene il titolo “Saint Cloud”? C’è un significato particolare dietro di esso?
E’ il nome della città natale di mio padre, Saint Cloud in Florida. Mentre stavo scrivendo la canzone che è poi diventata “St. Cloud”, stavo cercando una città che fosse molto americana, ma piccola e magari non immediatamente riconoscibile a tutti. Ho scelto “Saint Cloud” come una piccola allusione a mio padre e mi piaceva così tanto il nome e tutto ciò che evocava che ho deciso di chiamare così tutto l’album.
Il tuo nuovo disco è più morbido dei suoi precedenti e penso che sia anche un po’ più poppy rispetto a prima: sei d’accordo con questa affermazione? Quali sono stati i maggiori cambiamenti tra “Saint Cloud” e i tuoi vecchi album?
Penso proprio che sia più morbido ed è qualcosa che ho fatto intenzionalmente. Quando stavo portando in tour “Out In The Storm”, sapevo di aver bisogno di una pausa dai volumi rumorosi e dalle grandi chitarre. Credo che trovare molto spazio per lasciare la mia voce da sola al centro e davanti, fosse il setup per ogni canzone. In passato i vocals erano influenzati o distorti, ma questa volta volevo che fossero chiari e al centro.
Il tuo nuovo LP cammina su puliti paesaggi sonori di Americana e country: quali sono state le tue maggiori influenze musicali per “Saint Cloud”? E’ stata una scelta naturale per te quella di cambiare il tuo sound?
Sì, sapevo che avrei voluto avvicinarmi di più alle mie influenze di Americana e country. Stavo ascoltando molto spesso Lucinda Williams e direi che lei e Dolly Parton siano state due delle più grandi influenze nel songwriting di questo album. Puoi tracciare una linea verso una di loro praticamente in ogni canzone di “Saint Cloud”. E sì, ho sempre reinventato un po’ il mio suono in ogni album. E’ una cosa importante per me in modo che io sia entusiasta di ciò che ho fatto. Deve sempre essere qualcosa di ambizioso. Sono cresciuta ascoltando la musica country, è stata la mia prima influenza musicale. Tornare a quel genere musicale sembrava essere la cosa più naturale che potessi fare.
Ho letto che hai smesso di bere. E’ una notizia fantastica. Come ti senti ora? Credi che ciò possa aver influenzato in qualche modo il tuo processo di scrittura? Di che cosa parlano i tuoi testi? Quali sono state le tue principali ispirazione, mentre li scrivevi?
Sì, credo che ciò abbia assolutamente influenzato il mio nuovo album. I temi più importanti del disco sono la codipendenza e la dipendenza. Ogni canzone parla della mia relazione con una persona (me stessa, un partner, un componente della mia famiglia, un amico, ecc.), ma la codipendenza o la dipendenza entrano sempre in gioco. In questo modo la mia sobrietà è stata la più grande influenza nei testi. Stavo riflettendo su questa nuova vita e sulla prospettiva che ho da sobria.
Non voglio sembrare un giornalista di gossip (che non sono), ma posso chiederti se la tua relazione con Kevin (Morby) ha in qualche modo influenzato o forse solo ispirato la tua musica o il tuo songwriting?
Decisamente. Ora abitiamo nella stessa casa e creiamo tutta la nostra musica sotto lo stesso tetto. Di solito sentiamo la nostra musica per primi. Credo che il suo entusiasmo e il suo supporto siano stati importanti nel processo di realizzazione del disco.
Ho letto che per il tuo nuovo LP hai lavorato insieme a Bill e Bobby dei Bonny Doon, una band che ho iniziato a seguire qualche anno fa, dopo che mi erano stati consigliati proprio da Kevin in un’intervista: che cosa hanno aggiunto al tuo sound?
Sono tra i miei gruppi preferiti da parecchio tempo. Circa un anno fa abbiamo fatto un tour insieme, in cui loro erano la mia backing band. Dal momento in cui abbiamo iniziato a provare, ho capito che avrei voluto creare musica nuova insieme a loro. Hanno così tanti punti di riferimento uguali a me. Hanno davvero una buona conoscenza sui classici come The Band o i Grateful Dead, ma amano anche Lucinda Williams e Gillian Welch“… E poi amano anche l’indie-rock classico. Quindi conoscevano profondamente tutte le cose che volevo provare in “Saint Cloud”. Era proprio destino.
Ho avuto la fortuna di vederti al Mattatoio Culture Club di Carpi (MO) nel 2017 (e qualche altra volta in giro per l’Europa nel corso degli anni). Tornerai nel Vecchio Continente durante la prossima estate: che cosa ti aspetti da questo tour? Pensi che ci siano possibilità di vederti in Italia, magari verso la fine di quest’anno?
Lo spero proprio! L’Italia è una dei miei posti preferiti da visitare e vorrei portare la mia “Saint Cloud” band lì il prima possibile!
Per il tuo nuovo LP hai lavorato ancora insieme alla Merge Records: cosa ne pensi di questa fantastica label, già casa di grandi artisti come Destroyer, Spoon, Mikal Cronin, Ex Hex, Titus Andronicus, solo per citarne alcuni? Sei contenta di lavorare insieme a loro?
Ovviamente sono molto contenta. La Merge Records è la migliore.
Realizzi la tua musica anche in vinile: che cosa ne pensi di questo formato, che è ritornato a essere cool negli ultimi anni dopo un po’ di tempo? Ti piacciono o magari li collezioni?
Ci provo. Sinceramente sono sempre in viaggio e quindi l’unico modo per ascoltare la musica è lo streaming, ma amo i vinili e ascolto i dischi quando sono a casa.
Hai qualche nuova band o musicista interessante da suggerire ai nostri lettori?
Mi piace moltissimo il nuovo disco di Jess Williamson.
Un’ultima domanda: per favore puoi scegliere una tua canzone, vecchia o nuova, da usare come soundtrack di questa intervista?
“The Eye”.
Photo Credit: Christopher Good