(Non si dica che non vogliamo bene ai Doves, ai quali avevamo già dedicato una top 10…ma ora che il loro ritorno sembra davvero imminente, beh, ci teniamo a dimostrare quanto ci stiano a cuore…)
di Stefano Bartolotta
Se seguivate attivamente ciò che avveniva in ambito musicale nel decennio Zero, non potete non esservi imbattuti nei Doves. La band capitanata dai gemelli Williams e da Jimi Goodwin non ha mai davvero goduto delle luci della ribalta, essendosi sempre espressa su coordinate stilistiche un po’ fuori dalle mode del momento, soprattutto con il terzo e il quarto disco, ma una buona fetta di fan fedeli non è mai mancata al trio, e infatti, l’annunciata reunion del 2019 è stata accolta trionfalmente, e i concerti sono stati un grande successo. Ora, sembra arrivato il momento del quinto disco, undici anni dopo il quarto, e in questi casi c’è sempre un po’ di paura che le cose possano non andare bene, vista la lunga inattività . L’attesa, comunque, può avere anche i suoi lati positivi, come ad esempio far tornare la voglia di ascoltare ciò che la band ha saputo fare finora. Questa classifica delle loro 10 migliori canzoni può servire allo scopo.
10 – THE MAN WHO TOLD EVERYTHING
2000, da “Lost Souls”
Cominciamo con uno dei migliori esempi della capacità da parte della band nel creare canzoni vellutate e avvolgenti, che danno quasi la sensazione fisica di calore e di conforto. Melodia cristallina, arrangiamento perfetto con l’arpeggio di chitarra principale ben supportato dal resto del suono, ritornello che si pianta in testa immediatamente e non se ne va, ecco a voi i Doves, signore e signori.
9 – THERE GOES THE FEAR
2002, da “The Last Broadcast”
Passiamo subito al lato più frizzante e colorato del repertorio della band, con uno dei singoli più popolari del loro ampio repertorio. Del resto, si tratta di una canzone immediatissima in ogni suo elemento, tra il timbro vocale, l’incrocio della stessa melodia vocale con quella strumentale, il crescendo nel momento giusto, e le parole del titolo declamate nei modi e nei tempi perfetti per colpire subito l’ascoltatore. Se le canzoni di facile ascolto e radiofoniche fossero tutte così, vivremmo in un mondo molto migliore.
8 – KINGDOM OF RUST
2009, da “Kingdom Of Rust”
“It takes an ocean of trust in this kingdom of rust“, e in effetti ce n’era voluta di fiducia quando l’assenza dei Doves iniziava a farsi lunghetta, e ce ne vuole molta di più oggi dopo oltre 10 anni dall’ultimo disco, questo. All’epoca, bastò ascoltare una canzone come questa anche solo per i primi secondi per capire che la fiducia era stata ben ripagata, grazie soprattutto all’espressività del timbro vocale e all’efficacia dell’arpeggio strumentale. Quando poi arrivò, anche qui, il crescendo nel momento giusto, tutti capimmo che i Doves erano tornati davvero. Speriamo di poter avere sensazioni simili con le canzoni nuove.
7 – JETSTREAM
2009, da “Kingdom Of Rust”
Prima del singolone di cui sopra, il ritorno della band era stato segnato da questa canzone, un po’ fuori dai canoni dei Doves e che aveva lasciato diversi fan un po’ spiazzati. In realtà , bastò approfondire l’ascolto per apprezzare il gran lavoro fatto non solo sul suono in sè, ma anche sull’interazione tra esso, la melodia e un timbro vocale che si adatta al contesto un po’ diverso dal solito. Una grande canzone in cui perdersi ogni volta, anche dopo infiniti ascolti, e anche se non la si fa suonare più da tempo, basta rimetterla e la sensazione di finire in un labirinto psichedelico è ancora lì.
6 – ALMOST FORGOT MYSELF
2005, da “Some Cities”
Strano disco, questo terzo dei Doves: non ambizioso come il debutto e non immediato come il successivo, rischia di essere visto come una via di mezzo che non porta nulla di davvero nuovo. Non la fase più ispirata nella carriera del trio, quindi, ma quando hanno imbroccato il pezzo, eccome se l’hanno fatto. Qui, per esempio, siamo di fronte a una canzone enigmatica nel senso buono del termine, nel senso che ha un andamento non convenzionale e imprevedibile e l’ascoltatore tende a sentirsi confuso, ma in modo piacevole e intrigante, da volerne ancora per capire bene tutto. E anche una volta capito, è difficile non provare la voglia di un altro ascolto, e un altro, e un altro.
5 – BLACK AND WHITE TOWN
2005, da “Some Cities”
Qui torniamo all’immediatezza, qui non c’è alcuna via di mezzo e i Doves hanno voluto esplorare nuovamente il territorio del facile ascolto de della radiofonia. Il risultato è irresistibile, tra ritmo incalzante, crescendo armonici impeccabili, pulizia melodica e vocale, andamento con quel tocco di imprevedibilità che non toglie nulla alla sopra menzionata immediatezza. C’è poco altro da dire, se non ascoltare, anche qui tante volte.
4 – PUNDING
2002, da “The Last Broadcast”
Il disco più immediato dei Doves ha uno dei propri vertici nella canzone più ascoltabile in assoluto, la più veloce, la più lineare. Una dimostrazione particolarmente convincente che, quando c’è la qualità , può essere inserita anche nel contesto più semplice possibile, ed emergerà sempre e comunque, e, come detto per la canzone precedente, non serve perdersi in ulteriori parole, ma è necessaria una dose massiccia e ripetuta di ascolti.
3 – MELODY CALLS
2000, da “Lost Souls”
Diciamocelo, è difficile rappresentare un capolavoro come “Lost Souls” in una Top 10 nella quale è giusto lasciare spazio anche agli altri dischi della band. La numero 1 è indiscutibile, ma poi come si fa a far capire tutte le sfaccettature di un lavoro così unico, complesso e coinvolgente allo stesso tempo? La mia scelta è stata quella di simboleggiare il lato morbido e avvolgente con la canzone che ha inaugurato questa classifica, e quello più frizzante e squisitamente dedicato alla melodia con questo brano, che fin dal titolo fa capire quanto la componente melodica sia importante per i Doves. Ascoltando, ci si rende conto anche dell’abilità da parte del trio di usare il cesello per confezionare quadretti dove il dettaglio è più che ami al servizio della canzone e della sua resa complessiva.
2 – M62 SONG
2002, da “The Last Broadcast”
Qui, lo confesso, sono più che mai auto indulgente, nel senso che mi rendo conto che la canzone in questione possa non avere nulla di davvero speciale, e che quindi sia difficile non solo metterla in classifica, ma addirittura in posizione così alta. Però non ce la faccio, è più forte di me, l’unione tra questa melodia conturbante, il timbro vocale gentile e l’arrangiamento più che mai minimale ma limpidissimo mi ha stregato fin dal primo ascolto e non si contano le volte in cui, quando non avevo niente da fare, mi sono canticchiato questa canzone da solo. In doccia, al volente, a letto nei momenti di pigrizia, insomma, quando lasci andare liberamente la mente ed essendo appassionato di musica ti saltano in mente delle canzoni, ecco, questa è una di quelle che mi saltano in mente più spesso, da 18 anni fa, quando l’ho ascoltata per la prima volta, ed è sempre lì, e non se ne va mai.
1 – THE CEDAR ROOM
2000, da “Lost Souls”
Qualcuno ha il coraggio di discutere questa mia scelta? Spero proprio di no, ma se proprio non doveste essere d’accordo, magari ascolterò quello che avrete da dire, ma non mi convincerete. In questo caleidoscopio, infatti, ci sono tutti i Doves, ma direi anche tutta la musica che dovrebbe essere universalmente apprezzata. Quella nitida fin dal primo ascolto, ma che ha anche bisogno di prendersi più spazio del normale per mettere in campo tutta la propria forza suggestiva, e questi 7 minuti e 38 secondi servono tutti, proprio per fare in modo che la qualità sia di ogni elemento che dell’interazione tra essi si esprima al massimo e catturi completamente i sensi dell’ascoltatore, infatti è uno di quei rari casi di canzone molto lunga ma che non lo sembra se non si guarda il cronometro. Un capolavoro vero e proprio, il vertice assoluto di 4 dischi senza cali davvero rilevanti. Speriamo tanto che ciò che arriverà ora faccia onore a una produzione così valida.