Abbiamo scambiato due chiacchere con Sam York e Vince McClelland dei Public Practice, la band di New York che con il suo personalissimo sound che abbraccia punk, dance e funk, è in vista del debutto con l’album “Gentle Grip”, previsto per metà maggio via Wharf Cat. Giusto per farci venire sempre più l’acquolina in bocca ecco arrivare anche “My Head”, nuovo singolo dal taglio funky/reggae con arrangiamenti disco anni ’70.
A questo punto l’attesa per l’album si fa davvero alta!
Ciao ragazzi, tutto ok a New York?
Sam: Le strade di New York sono tranquille ma c’è una strana energia, un sottile nervosismo. Fortunatamente siamo tutti sani e sfruttiamo al massimo la nostra nuova realtà legata alla quarantena.
Come vi siete incontrati? Siete la fusione di due band, i WALL e i Beverly.
Sam: Tutti noi ci conoscevamo già frequentando la scena musicale di New York. Quando i WALL si sono sciolti, Drew dei Beverly è venuto da me suggerendomi di suonare insieme qualche volta. Io e Vince (l’altro ex componente dei WALL, N.d.R.) abbiamo iniziato a registrare qualche demo e a quel punto Drew e Scott si sono uniti definitivamente a formare i Public Practice.
I WALL sono stati una stupenda realtà ma con i nuovi membri della band sembra abbiate trovato la giusta alchimia. Sei d’accordo?
Sam: Sì! Ci divertiamo moltissimo nello stare insieme in una band, un fatto per cui cerco di essere sempre grata.
Questo è un fatto davvero curioso di te: da modella a frontwoman in una post-punk band. Ti senti un po’ modella mentre canti e, al contrario, la tua anima punk era troppo repressa sulle passerelle?
Mi sono sempre sentita una performer, sia sfilando su una passerella o di fronte a una macchina fotografica. Detto questo, mi sento molto più coerente con me stessa sul palco e lo preferisco di gran lunga: non c’è niente come l’impulso elettrico che si diffonde nel mio corpo quando salgo su un palco con un micsrofono in mano.
Trovi sempre testi molto profondi e impegnati che fanno riflettere mentre la vostra musica sembra scritta per far ballare e divertirsi. Trovo tutto questo molto attraente!
Sam: E’ proprio quello che esce dai nostri corpi!
Non conosco la ragione precisa, ma prima con i WALL e ora con i Public Practice ho sempre trovato similitudini con i Priests, la post punk band di Washington DC che sfortunatamente si è appena sciolta. Li conoscete? Anche tu trovi delle similitudini?
Sam: Si, siamo molto amici! Penso che le nostre band condividano somiglianze per il fatto che sono post-punk guitar band con una cantante donna, ma sento che i Public Practice abbiano più inclinazioni verso un “dark disco dance grooves”.
Il vostro debut album uscirà a breve. Avete il vostro studio di registrazione. Com’è la sensazione di avere tutto il tempo da dedicare alle vostre sessioni di registrazione senza nessuna pressione e scadenze?
Sam: Siamo veramente fortunati nell’avere un nostro studio di registrazione. Vince e Scott hanno speso anni recuperando tutto il necessario per renderlo possibile. Abbiamo creato il suono e l’energia del disco, è davvero un lusso poter scegliere quali canzoni produrre interamente per conto nostro e quali portare in un vero studio di registrazione (cosa che abbiamo anche fatto). L’esistenza a New York tende ad inghiottire il tempo in un modo che non potrò mai capire, non ce nè mai abbastanza!
Il primo brano dell’album “Moon” è un ipnotico space rock con spoken words che sorprenderà i vostri fan. Da dove nasce questa idea, è qualcosa abbastanza lontano dal vostro stile.
Sam: L’idea di questo brano faceva parte di uno dei primissimi demo che io e Vince abbiamo registrato quando stavamo discutendo riguardo questo nuovo progetto. Vince fece la parte strumentale del demo e io ho messo semplicemente la mia voce sopra una sera tardi, mentre stavamo visitando il Texas. C’è qualcosa nell’umore di questa canzone che abbiamo sempre trovato accattivante e cerebrale, mi è sembrato giusto iniziare il disco con esso, è l’inizio di un viaggio.
Il nuovo singolo “My Head”è veramente unico con la parte iniziale reggae che diventa funky. La chitarra di Vince riesce sempre a sorprendere!
Vince: Grazie! Tendo ad annoiarmi con le mie parti molto velocemente e le riscrivo sempre in modi sottili e delicati. Sono un po ‘un “tweaker”. (persona particolarmente meticolosa che ama modificare gli effetti dello strumentazione, N.d.R.)
Le vostre canzoni amano prendere differenti direzioni, anche nello stesso brano. Questo dona imprevedibilità e freschezza. Anche voi lo considerate un importante valore aggiunto?
Sam: Ci piace giocare con il concetto di tensione. Non tutto è come sembra al primo ascolto.
Mi piace moltissimo la parte strumentale di “Underneath”. Oltre alla chitarra, il basso di Drew e la batteria di Scott svolgono una parte importante nella struttura dei vostri pezzi.
Vince: Ci piace costruire una canzone partendo dalla sezione ritmica e questo è diventato più importante in questo disco in quanto è più orientato al ballo (“dance oriented”) rispetto al nostro EP. Una distinzione importante che vorrei fare è che non ci sono suoni campionati in questo disco ad eccezione di “Moon” in cui abbiamo campionato una vecchia stampante a getto d’inchiostro.
Fatta eccezione per la Gran Bretagna (Tour appena annunciato) avete già programmato tour o festival in Europa?
Vince: A causa del Covid-19 tutti i nostri progetti sono al momento bloccati. Speriamo di venire in Europa entro la fine dell’anno!
Siamo in pieno periodo di coronavirus. Ciò sta creando molti problemi e gli eventi di musica dal vivo sono sospesi. Come possiamo sostituire questo contatto diretto con il pubblico che è la linfa vitale della musica in generale?
Vince: In questi tempi difficili in cui le persone vivono in un grande isolamento, non è un male tentare di intrattenere le persone da un computer, da una chat video o da un balcone. Tuttavia, siamo una band molto interessata alla creazione di esperienze piuttosto che alla simulazione di esse.
Qualche nuovo gruppo/artista della scena di New York da segnalare?
Vince & Sam: dai un’occhiata ai Gustaf!
Grazie per il tempo che ci avete dedicato e congratulazioni per il bellissimo album!
Grazie a voi!
Credit Photo: Okay Ogut