di Cassandra Enriquez
Milano è il cuore di questo contagio che ci sta coinvolgendo tutti, e anche la casa di Franco e La Repubblica dei Mostri che, contro ogni apparenza, è una band e non ha niente a che fare un tizio che si chiama Franco. Di provenienze geografiche diverse, a Milano hanno trovato una nuova casa e una dimensione che li ha accolti per il loro primo disco qualche anno fa e per “Sciarra Chittarra Musica Battaglia”, un nuovo capitolo che deve il proprio nome ad una filastrocca popolare palermitana, dove “sciarra” è la litigata. Ed eccoci qui: un disco di chitarre, litigate, storie tristi e una Milano immaginaria piuttosto arrabbiata. Come in un film di Tim Burton, i personaggi di questo disco sono esseri bianchi, soli, tragi-comici, immersi in atmosfere notturne.
Quattro diversi musicisti, quattro diversi background, e un disco al di là di ogni confine di genere, incontenibile ed esplosivo. Un disco diverso, di un new acoustic (se proprio un genere dobbiamo trovare) da assimilare lentamente, perfetto per questi tempi bui di quarantena in cui sentimenti ed emozioni sono tutti appiattiti sul divano. C’è il rock degli anni Novanta, che va dai Marlene Kuntz ai Ritmo Tribale, la grande scuola dei cantautorato classico e la presenza fissa e straniante di un violoncello. In “Sciarra Chitarra Musica Battaglia” c’è un mondo implosivo.
La cosa che più colpisce è che si tratta di un disco completamente fuori da ogni canone, regola, indicazione contemporanea, pur senza risultare un disco sperimentale, è davvero difficile da classificare, descrivere, pur senza essere difficile da ascoltare. Quello dei Franco e La Repubblica dei Mostri è ciò che di più sponteneo sentirete in questi strani tempi storici.