Io ho la certezza che se questa uscita fosse marchiata, ad esempio, da Lynch o Badalamenti, avremmo fan che si stracciano le vesti e griderebbero al miracolo. Cindy Doe si muove su oscuri territori coldwave, minimali, shoegaze e lo-fi quanto basta per catturare in pieno la nostra attenzione.
Vi sono frangenti rumorosi e distorti dai quali appare magicamente la melodia, per non parlare di conturbanti visioni anni ’50 imbevute di LSD (“Angel Baby”) che ci portano in pieno in una seconda Twin Peaks, così romanticamente torbida. “Sylvia” è spartana e lontana, come se suonasse nella stanza accanto, eppure anche così magnetica e sporca. “Waves Of You” è dream-pop che guarda a suggestioni shoegaze mentre onde sonore ci avvolgono inesorabilmente per 6, splendidi e incantevoli, minuti in cui il tempo e lo spazio si fermano letteralmente. Perle che è impossibile non citare sono la cupissima “Virginia is mine (and it owes me a living)” che finisce in un rumorismo quasi melodico, dopo averci trasportato nella notte più pulsante e poi quel finale acustico con “Broken Bloddy”, che ci lascia senza fiato.
Disco meraviglioso. Davvero.