Non che “A Quality of Mercy” fosse un brutto album, brani come “IBM”, “Heart Paste”, “Vincent Van Gogh”, tra i Talking Heads e i Cure, meritano di essere riascoltati o scoperti per la prima volta. Ma ascoltare, tre anni dopo, Romy Vager, frontwoman dei RVG, cantare
“Mi sveglio la mattina
Apro il tuo cervello
Vado a letto la sera
Scendo e prego
Sono un neurochirurgo cristiano
Sì, sono un neurochirurgo cristiano”
non può che stuzzicare la nostra curiosità e farci sentire quasi obbligati ad ascoltarci per bene “Feral” il loro sophomore che, anche grazie alla fase 2, possiamo goderci mentre passeggiamo per il sentierino tra i campi vicino a casa.
Dopo il loro tour con i Pixies, “Rolling Stones scrisse di loro:””sicuramente una delle band più vitali sulla scena australiana di oggi“. Un bel bel biglietto da visita, non da sputarci sopra.
La prima cosa che si nota rispetto all’album precedente è il bel salto di qualità nei suoni. Victor Van Vugt (PJ Harvey, Nick Cave & The Bad Seeds, Beth Orton ) ha insistito per una registrazione diretta degli strumenti per catturare sul disco la spontaneità e l’essenza delle performance live.
La band di Melbourne che altro non è che l’espressione artistica di Romy Vager (da qui il nome della band “The Romy Vager Group) spazia tra sonorità glam (“Prima Donna”, la già citata ” Christian Neurosurgeon”) ad atmosfere più eighties anglossasone, paraggi Smiths e Cure con “Perfect Day”e ” Little Sharkie And The White Pointer Sisters” al garage di “Asteroid”. La voce di Romy è sempre in bella evidenza con i suoi svariati colori e sfumature, la possiamo apprezzare tra le altre nella ballatona strappalcrime “I Used To Love You ” o nella lenta (forse troppo) blueseggiante “Photograph”.
Un album che contiene molti brani da passare in radio, come il singolo e opener “Alexandra” o la dolce “Help Somebody” che si aggiungono agli altri elencati sopra. “Alexandra”, appunto, che già dall’inizio ci fa conoscere una Romy molto impegnata, un testo autobiografico il suo, un’accusa verso l’ignoranza e il conformismo di una società troppo bigotta e chiusa.
“Feral” non può passare inosservato come una margherita nel ricco menù di una pizzeria alla moda, è un album fuori dal tempo, che affonda le sue radici nel post punk ma si sviluppa con suoni e testi attuali e coinvolgenti. Si, una bella nuova realtà dall’Australia, terra molto fertile di questi tempi!
Photo Credit : Anna Cunningham