Convincente il ritorno della giovanissima cantautrice toscana sulla scena musicale nazionale, che ai primi vagiti di un’estate che già sembra avere tutte le fattezze di sogno acido – figlio di un sonno pieno di incubi dal quale non ci siamo ancora del tutto svegliati – torna a farsi sentire con un brano che sa di malinconia liquida, in questa inedita dimensione di summer on a solitary beach (scomodare il maestro Battiato per descrivere l’estate Covid aiuta ad addolcire la pillola, non ce ne abbiano i puristi).
Adelasia con “Acqua” regala al Belpaese la prima delicata e anomala hit estiva, dal retrogusto otoghiano e dalla costruzione efficace a farla diventare loop lisergico al fine di ricordarci – attraverso il meccanismo della ripetizione – quanta acqua sia passata sotto i ponti: la voce di Adelasia si muove leggera sul soffio di un timbro che sa di brezza marina, mentre alla deriva del nostro 2020 si affaccia la possibilità di abituarci a nuove forme di tormentoni estivi come “Acqua”, che – volesse il cielo! – almeno per quest’anno sembrano in grado di poterci liberare da reggaeton e lambade maccheroniche che in pochi avranno ancora voglia di sentire, e di ballare.
E allora ben venga anche l’estate acida, se saprà spazzare via tutto il cattivo gusto e la retorica da b-movies delle precedenti stagioni estive: per quest’anno, forse, riusciremo a mandare la nostra anima in vacanza senza smettere di crederci capaci di pensare.
Ottimo brano, produzione efficace e in linea con il gusto pop mainstream senza però stancare l’ascoltatore, che trova nel timbro di Adelasia la giusta dose di originalità ed edonistiche carezze necessaria a non far skippare il pezzo, capace di scivolar via piacevolmente come acqua sotto i ponti ma lasciando una ben visibile traccia del proprio passaggio.