Gorka è uno dei nomi da tenere d’occhio della nuova scena rap nazionale, e già nel ridurne la portata all’etichetta usata non si può che avvertire qualche problema di claustrofobia perchè “Briseide”, il suo ultimo singolo, respira su metriche proprie che di certo riportano al mondo dell’hip hop ma non senza dare la soddisfazione, all’ascoltatore, di trovarsi finalmente di fronte a qualcosa che non rimescoli e riscaldi solo i soliti clichè di repertorio.
Il riferimento all’epica omerica che si cela in piena vista nel titolo del brano ricorda certamente l’afflato ricercato del flow di Murubutu, sensei degli incastri lessicali che sembra ammiccare tra le pieghe dei versi diversi di Gorka: non c’è retorica manierista nè volgare esagerazione modaiola all’interno della ricerca di equilibrio che sta alla base della costruzione di “Briseide”, autobiografia efficace e sincera di un’anima persa cresciuta a pane e rabbia, senza perdere gentilezza; tra le piaghe del testo sembrano così cicatrizzarsi ferite d’amore, drammi sociali e speranze di rinascita sull’inedito sfondo di una Liguria noir.
La parte strumentale stessa esula dalle solite modalità di produzione: che bello rendersi conto che bastano ancora una voce e una chitarra, quando il pezzo vale, per rendere giustizia a qualcosa di fatto bene, e di sentito nel petto.
Gorka dimostra di avere talento, idee e preparazione autorale attraverso una nuova conferma discografica che, nella sua durata breve di un paio di minuti, lascia il segno di una ripartenza più che adatta a farci attendere con curiosità nuovi exploit.