Il pluriannunciato e lungamente atteso omaggio di Glenn Danzig a Elvis Presley è finalmente qui. Non se ne sta parlando un granchè bene ma poco importa: dopo anni di indiscrezioni, abbiamo la possibilità di mettere le mani su un album che, in un modo o nell’altro, doveva essere registrato. Era tanta la curiosità di ascoltare lo storico frontman dei Misfits mettersi alla prova con quattordici canzoni che indubbiamente hanno avuto un certo peso sulla sua evoluzione come interprete e autore.
Se avete un minimo di dimestichezza con la produzione meno recente del tenebroso padre dell’horror punk, saprete quanto siano stati influenti per lui la musica e i film degli anni ’50. La passione per tutto ciò che è stato prodotto in quell’epoca remota fa da collante tra le diverse fasi attraversate in più di quattro decenni di carriera. I B-movie, i fumetti, l’immaginario pulp tipico del secondo dopoguerra: la creatività di Glenn Danzig si nutre essenzialmente di questi elementi.
Il problema è che non sempre li ha interpretati in maniera tale da riuscire a intercettare i gusti del pubblico. Vi farò un rapido esempio: “Verotika”, il suo debutto dietro la macchina da presa, è stato considerato da numerosi critici uno dei film più brutti del 2019, quando non addirittura uno dei peggiori obbrobri mai proiettati in una sala cinematografica. Generalmente, il nuovo millennio si è rivelato inclemente nei suoi confronti; il successo della reunion mordi e fuggi con i Misfits è da considerarsi alla stregua di un fortunato incidente di percorso, per quanto reso amaro dal vistosissimo calo di forma dell’ormai ultrasessantenne Danzig.
Questo album di cover ci conferma una triste verità : lo straordinario timbro baritonale dei tempi d’oro si è irrimediabilmente guastato. Si avverte con chiarezza la fatica di una voce che, indebolita dall’età , non tiene il passo con l’originale modello presleiano. Il tono roco da compassatissimo crooner funziona abbastanza bene nelle ballad, ovvero la portata principale di “Danzig Sings Elvis”: la dolcissima “Love Me” riporta alla mente il Nicolas Cage “lynchiano” di “Cuore selvaggio”, mentre “Always On My Mind” sa persino emozionare (la versione dei Pet Shop Boys, tuttavia, resta di un altro livello).
Per quanto riguarda il resto del disco, purtroppo, tocca stendere un leggero velo pietoso. Scrivo leggero perchè, a fronte di una scarsissima qualità delle registrazioni, di arrangiamenti scheletrici e di esecuzioni strumentali gravemente insufficienti, sembra esserci da parte di un Glenn Danzig tuttofare il reale desiderio di cimentarsi in una sfida non facile. Se non altro, da questi brani emerge con forza l’amore dell’ex Misfits e Samhain per l’opera di Elvis Presley.
Peccato solo abbia deciso di lavorarci sopra in autonomia: un coinvolgimento maggiore dei compagni di band avrebbe probabilmente regalato all’opera un’ombra di professionalità . Volete la verità nuda e cruda? “Danzig Sings Elvis” suona come una demo casalinga messa su in fretta e furia su GarageBand. Da uno che ha scritto canzoni che sono state interpretate da Johnny Cash e Roy Orbison, era lecito aspettarsi qualcosa in più.