L’anno scorso un po’ in sordina è uscito il primo omonimo album del progetto Rose City Band, nome dietro cui si nascondeva e si nasconde Ripley Johnson (Wooden Shjips, Moon Duo) circondato da amici e collaboratori. Nessuna ambizione, pochissimo sforzo promozionale per lasciare spazio a brani che mostravano il lato più intimo e privato del solitamente vivace e fierissimo Mr. Johnson.
“Summerlong” costruisce sulle solide fondamenta gettate con quel disco. La psichedelia si sporca di country, il country di psichedelia e se in qualche brano il DNA tipico di Johnson è ben udibile (“Morning Light”, “Wee Hours >”, “Wildflowers”) a emergere è soprattutto il gusto per la melodia e il divertimento di “Only Lonely”, “Real Long Gone” o “Reno Shuffle”.
E’ nata quasi per scherzo l’idea di Rose City Band, da una bonaria minaccia che Ripley Johnson faceva: quella di formare una band con cui suonare al pub il giovedì sera. Definizione che oggi risulta riduttiva, soprattutto ascoltando pillole di pura emozione come “Empty Bottles” o “Floating Out” che rappresentano il lato più calmo e riflessivo di un album in cui lap steel e mandolino affiancano spesso e volentieri la chitarra.
L’atmosfera accogliente di “Summerlong” ricorda perchè l’estate tanto piace, il tono ottimista di Johnson fa istintivamente spuntare un sorriso e dà una bella carica in attesa di tornare a sognare bordo palco trascinati dalle note della sua chitarra e da quella voce giocosa che intona convinta: “Woke up with a sense of freedom“.
Credit Foto: Jason Quigley