Abbiamo intervistato i Coma Berenices (Antonella Bianco e Daniela Capalbo), gruppo unico, secondo il nostro umile parere. In ciò che fanno c’è molta intimità sonora, post rock leggiadro e strumentali da farti perdere il fiato. La nostra conversazione, che prende spunto dal nuovo EP “Archetype” (uscito a fine aprile), la trovate qualche centimetro digitale sotto.
Come nasce il vostro progetto?
Ci conoscevamo a stento, ma una sera ci siamo incontrate in un club dove una delle due si esibiva con una nota band locale. Dalle presentazioni ufficiali, siamo passate a stringere un patto: avremmo dovuto suonare insieme. E’ stato un viaggio di sola andata.
Significato di nome band e disco sicuramente sono molto interessanti, quindi innanzitutto complimenti ,ma non pensate d’esser troppo di nicchia o è questo il vostro obiettivo (che appoggio totalmente)?
In realtà il nome della band è stato scelto quasi per scherzo. Al rientro a casa dopo un concerto di St. Vincent a Roma, nel tentativo di azzeccare quello giusto, un’amica ci propose Coma Berenices ironizzando sulle nostre capigliature a fine serata: fu per noi una folgorazione! Nella mitologia c’è però un richiamo indiretto al nostro modo di concepire la musica, una dichiarazione d’amore, una costellazione atipica, a tratti timida e introversa, visibile quando il cielo non è inquinato. Ci riconosciamo in questa semplicità e sincerità . Più che una scelta ponderata e razionale verso il settore “di nicchia” ci piace definire la nostra musica come un’esigenza e una scelta espressiva alla stregua di una “licenza poetica” rispetto al mainstream contemporaneo nel quale – possiamo ammetterlo – è difficile collocarci.
Quali sono i vostri futuri progetti?
Ci piace immaginare “Archetype” come un “disco contenitore”, una fusione di sinergie e collaborazioni che investono sia la sfera musicale che visual. Qualche mese fa abbiamo conosciuto Berenice Film, un team creativo basato tra Genova e Milano che si occupa di produzione e comunicazione audiovisiva. Il primo videoclip di “Archetype”, “Archè”, uscito a fine aprile, è stato ideato e prodotto da Berenice (sarà il destino?) e già stiamo lavorando al prossimo obiettivo di questa partnership entusiasmante. Per l’aspetto strettamente musicale invece, a breve finalmente avremo modo di ritornare nel nostro piccolo studio (Salame Studio, eh eh eh), riprendere con le nostre session, e iniziare a lavorare ad idee nuove per il prossimo lavoro discografico”… qualcosa già bolle in pentola!
Con chi vi piacerebbe collaborare?
Sarebbe un sogno arrangiare alcuni brani in orchestra, mentre ad alcuni ci piacerebbe dare una veste più elettronica magari con lo zampino di stimati colleghi e colleghe ( 🙂 ) come K-Conjog e LILI (aka Lilies on Mars)! Da grandi vorremmo condividere il palco con artisti come Enrico Gabrielli, IOSONOUNCANE o collaborare con Bibio, Tycho, Portico Quartet o perchè no…Kamasi Washington!
Cosa ne pensate dell’attuale panorama italiano?
Beh, bella domanda! Attualmente in Italia c’è uno scenario molto eterogeneo. Il mainsteam da un lato, e dall’altro realtà davvero interessanti, non per forza di nicchia, come spesso si tende a definire. In Campania in particolar modo negli ultimi anni sono stati prodotti dischi bellissimi ma non sempre adeguatamente valorizzati e “promossi”.
Grazie della vostra disponibilità ! Ringraziate pure chi volete ed usate questo spazio come meglio credete. Noi ringraziamo ancora voi per la vostra musica
Ringraziamo voi innanzitutto, il giorno in cui ci siamo incontrate, Andrea De Fazio (batteria) e Gabriele Cernagora (clarinetto) compagni di viaggio, Peppe De Angelis e il Monopattino Recording Studio, La Lumaca Dischi e Gabriele Lo Piccolo, Berenice Film.