Buon ritorno per Perina, ai nastri di partenza di una nuova esperienza discografica con il suo secondo album “Passeggero Spettatore”, anticipato dalla pubblicazione dei due singoli “Asia” e “Malibù”, degni antipasti di un pranzo leggero ma intenso, che non lascia dietro sè tracce di pesantezza e indigestione musicale, ma che piuttosto fa accampare in bocca la dolce sensazione di aver assaggiato qualcosa di diverso nell’atarassia apatica delle nostre papille gustative.
In “Passeggero spettatore” emerge tutta la sensibilità di Perina, archetipo poetico di una generazione seduta sulla riva del fiume, passiva nel guardare passare tra i flutti gli scheletri del proprio tempo, e confidando di non vedere sfilare, nella macabra parata del tempo che scorre, anche il proprio corpo stanco; si articolano in questa direzione le nove tracce di un album riflessivo e ostinato alla resistenza, che non sanno cedere il passo alla resa del mercato: gli arrangiamenti sono ben curati e pregni di tradizione cantautorale (da Battisti a Brunori, passando per il miglior Cremonini) senza però respingere la possibilità di contaminarsi con spunti esteri (dal Mac De Marco di “Sincero”, alla scena brit-rock di “Sempre lei”), e una scrittura efficace e diversificata rende ancor più piacevole l’esperienza dell’ascolto, impegnando nella riflessione su tematiche che appartengono a tutti senza la pretesa, da parte di Perina, di farsi profeta o banditore di folle.
E’ così che in “Passeggero spettatore” riesce a specchiarsi l’ascoltatore consapevole, e trova nuovi riflessi rivelatori il sonno delle coscienze di tanti, da troppo tempo assopite su ascolti che disimpegnano dal dolore e dalla realtà , piuttosto che sfidarla affrontandola.