Una cover che ricorda atmosfere da “Mille e una notte“, melodie sospese tra le trame di una chitarra acustica che si fa guida dell’anima attraverso i vicoli di Tunisi a metà strada tra Bari vecchia e il Porto di Genova; intorno, lo sfondo magmatico di un una produzione elegante e decisa, un po’ Motta un po’ Pinguini Tattici Nucleari, ma resa unica dalla scrittura fine ed elegante di L’Edera, che in “Magica” – il suo ultimo singolo per Romolo Dischi – tratteggia i contorni di chimere libere, di fenici che risorgono dalle proprie ceneri disperse alla ricerca di un mete che diano senso al volo, che diano fede al viaggio.
Tra le volute fumose del nuovo arazzo di L’Edera si intrica il filo rosso di una poetica intelligente, fatta di belle immagini e di slanci autorali che non sanno cedere il passo all’appesantimento retorico, fatto di sofismi utili a lasciarsi credere poeti solo dagli analfabeti: il ragazzo sa scrivere, e lo fa con identità e ricerca di originalità , lasciando trasudare da ogni verso il disagio dissenziente di una generazione in moto continuo verso un punto di stabilità , verso una omeostasi che non sappia di stagnamento.
Il risultato è un singolo fresco, deciso e memore delle proprie radici cantautorali: ci vuole coraggio, oggi, per non trincerarsi dietro luoghi comuni che quietino la fame di bellezza dell’assopito pubblico italiano, senza sfamarlo. Ecco, L’Edera dimostra di avere i numeri e le parole per farsi divorare senza per questo apparire digerito al primo boccone: “Magica” impegna disimpegnando, e la magia sta proprio qui.