Dietro al moniker di Zelma Stone si nasconde Chloe Zelma Studebaker, musicista di stanza a San Francisco che avevamo conosciuto lo scorso anno, quando aveva collaborato a un brano di “Calendar”, il terzo album degli italo-californiani Baseball Gregg: siamo curiosi di andare a scoprire il suo nuovo EP, pubblicato in maniera indipendente e registrato ai Tiny Telephone Studios insieme a Maryam Qudus (Tune-Yard, Sasami).
Scrivere questi cinque nuovi pezzi le è servito come terapia per eleborare le perdite e i dolori degli ultimi anni, spiega la Stone, e sicuramente in questi venti minuti la statunitense sa trasmettere i suoi sentimenti e le sue emozioni.
Splendida, per esempio, la title-track “Dreamland”, in cui Zelma si immagina il ritorno del fratello defunto: nonostante il tema così duro, la sua voce rimane speranzosa, morbida e luminosa e si bilancia perfettamente con il suono della sua chitarra, che crea ottime melodie.
Nella contemplativa e delicata “Body Talk” il corpo parla alla musicista di stanza a San Francisco, ricordandole l’importanza di prendersi cura di se stessi, mentre la conclusiva “We’re All Gonna Die”, seppur dolorosa, invita a dare sempre il massimo e ci ricorda da vicino i Daughter con quelle sue percussioni elettroniche e con la sua atmosfera cupa e dreamy: la voce di Zelma, supportata da synth e chitarre, però è rassicurante ed espressiva e ci regala momenti di grande intensità emotiva.
Il bedroom-pop dalle atmosfere sognanti della Stone ci convince sia per le sue sensazioni melodiche che per quella sua forza sentimentale: un viaggio doloroso, ma onesto e intenso.