L’araba fenice risorge dalle propri ceneri ogni 500 anni. Quando è il momento questo stupendo uccello di fuoco sceglie un luogo appartato, protetto, e semplicemente muore, per poi, chissà se consapevolmente, rinascere.
La scena musicale alternativa di Seattle che si è sviluppata nel corso degli anni ’80 per poi esplodere e prolificare all’inizio degli anni ’90 ha visto morire e risorgere innumerevoli complessi. Stiamo parlando di musica e società , quindi facciamo che i 500 anni diventano 500 minuti e diciamo pure che di uccelli di fuoco se ne son visti proprio pochi da queste parti, eccettuati quelli dipinti su alcune chitarre Gibson…
In questo contesto una bellissima e struggente araba fenice che ha davvero fatto luce per anni nel momento della sua consumazione e frantumazione è stata sicuramente quella dei Mother Love Bone. Band formatasi a sua volte dalla fenice dei Green River, storica band precursore di tutto il movimento grunge.
Quando qualcosa si consuma bruciando, le sue ceneri possono finire ovunque, pensiamo a Jeff Ament e Stone Gossard che dai Green River sono finiti nei Mother Love Bone per poi “scenerare” nei Temple of the Dog e infine nei Pearl Jam.
Nel 1987 i Mother Love Bone sorgono e danno il via a un garage punk caratterizzato da un tocco glam, conferitogli dal cantante Andrew Wood. Nel 1989 esce il primo EP “Shine” e, finalmente, nel 1990 esce l’album di debutto “Apple“.
Esattamente 4 mesi prima della pubblicazione, il 19 marzo 1990, il cantante Andrew Wood muore a causa di una overdose di eroina. Il gruppo non regge, esce “Apple” il 19 luglio e la fenice di fuoco comincia a bruciare fortissimo.
Chris Cornell dei Soundgarden si unisce agli orfani dei Mother Love Bone e sorge così una band il cui unico scopo è quello di commemorare la figura di Andrew Wood: sono i Temple of the Dog, che pubblicheranno solo un album omonimo nel 1991. Nuova fiammata lucente e poi, di nuovo cenere… e dalle ceneri… risorgono i Pearl Jam.
“Apple” è un album mitico, che ha fatto la storia della musica rock e in particolare del grunge.
L’album avrebbe avuto lo stesso valore se Andrew Wood non fosse morto prematuramente permettendo così ai Mother Love Bone di produrre altro materiale e quindi altri dischi? Probabilmente no, ma la storia è questa, e l’importanza di “Apple” non si discute.
I Mother Love Bone, come accennavamo prima, hanno portato un tocco glam nella scena proto grunge e diciamo pure che i brani più memorabili che rimarranno per sempre nelle orecchie di un appassionato di quella scena e di quegli anni sono le ballate. Per le ballate i Mother Love Bone avevano davvero un grande talento. Forse proprio grazie all’ossatura con Ament/Gossard al basso/chitarra che sosterrà e caratterizzerà brani affini anche nei Pearl Jam successivi. “Bone China” è un brano che consiglio sempre come paradigma del discorso che stiamo facendo sui Mother Love Bone.
Possiamo in definitiva affermare che i Pearl Jam hanno raccolto un po’ i frutti dei propri genitori e hanno saputo sopravvivere e prosperare. Riascoltare oggi un disco che copie 30 anni e che racchiude tutto il succo concentratissimo di un movimento che ha fatto la storia della musica moderna… diciamo che è un’esperienza che almeno una volta ogni tanto bisogna ripetere. E ripetiamo allora, ripetiamo, ripetiamo, bruciamo, bruciamo, e torniamo a vivere di questa buona musica genuina concepita e prodotta da 5 ragazzi di Seattle, poco più che ventenni, sul finire degli anni ’80.
Mother Love Bone – Apple
Data di pubblicazione: 19 luglio 1990
Durata: 61:39
Tracce: 14
Etichetta: Stardog/Mercury Records/Lemon Recording
Produttore: Terry Date
Tracklist:
- This Is Shangrila ““ 3:43
- Stardog Champion ““ 4:59
- Holy Roller ““ 4:28
- Bone China ““ 3:45
- Come Bite The Apple ““ 5:27
- Stargazer ““ 4:50
- Heartshine ““ 4:37
- Captain Hi-Top ““ 3:08
- Man of Golden Words ““ 3:41
- Capricorn Sister ““ 4:19
- Gentle Groove ““ 4:02
- Mr. Danny Boy ““ 4:51
- Crown of Thorns ““ 6:19
- Lady Godiva Blues ““ 3:39