I Protomartyr sono tornati dopo tre anni da “Relative In Descent” a cui è seguito l’EP “Consolation”, realizzato nel 2018: la band post-punk di Detroit, che abbiamo visto un paio di volte qui in Italia proprio nel corso del 2018, ha registrato questo suo quinto full-length (in dieci anni) ai suggestivi Dreamland Recording Studios in upstate New York, una vecchia chiesa del diciannovesimo secolo trasformata in studio di registrazione.
A supportarli c’era il produttore David Tolomei (Dirty Projectors, Beach House), ma la novità più intrigante riguarda i numerosi ospiti presenti sul disco, che hanno portato fiati e archi all’interno della musica del gruppo statunitense.
“Day Without End” apre il disco e subito ci fa capire che qualcosa è cambiato: se le percussioni di Alex Leonard sono precise e insistenti, i vocals di Joe Casey si scaldano pian piano, passando da una relativa tranquillità a una feroce aggressività , mentre fa la sua apparizione un sax ““ decisamente inaspettato e sperimentale ““ che devia le sonorità e aggiunge un tocco di eleganza al suono cupo e comunque arrabbiato del gruppo del Michigan.
Tutta la violenza punk incazzata arriva invece con “I Am You Now”, dove la chitarra rabbiosa di Greg Ahee scatena la sua pesante elettricità , ma la successiva “The Aphorist” cambia ancora il tono con una sei corde dai toni gentili (come la voce di Joe) e un ritmo quasi sempre basso, lasciando spazio solo per uno breve attimo all’adrenalina.
Ci si sposta su territori noise-rock in “Tranquilizer”, in cui il basso di Scott Davidson domina sulla voce di Casey, accompagnato da un sax che mina le nostre certezze, aggiungendo invece influenze jazz.
“Modern Business Hymns” poi – a sorpresa – lascia intravedere un minimo di apertura “pop” (permetteteci il termine) con una melodia che definire catchy non sembra un reato, pur rimanendo piuttosto bui sia i temi che i colori.
Anche “Ultimate Success Today”, così come i suoi predecessori, è un lavoro solido e di ottima qualità e mostra come i Protomartyr abbiano cercato e voluto evolversi, aggiungendo senza paura nuovi elementi e toni al loro suono. Effettivamente, come ci ha detto Casey pochi giorni fa durante la nostra intervista, cinque album in dieci anni sono una buona media, soprattutto quando il livello dei suddetti LP è così elevato. La nostra speranza è che il futuro della band di Detroit continui a riservarci altri episodi di buon valore come questo.
Photo Credit: Trevor Naud