Come si può fare una top ten per Elvis Costello? Scegliere brani da una lunga e brillantissima carriera di un artista che ha riempito i suoi album di capolavori e di un musicista dotato di una raffinatezza che non può essere catalogata, definita o incapsulata in un genere?
Il sound di Elvis Costello già dagli inizi non era punk nel periodo punk, così come non era new wave pochi anni dopo, era semplicemente unico, diverso, imitato ma inimitabile.
Un artista forte di un background musicale che aveva le sue origini in ambito familiare, il padre Ronald “Ross” MacManus era un trombettista di notevole livello, mentre la madre, Lillian, aveva un negozio di dischi, in cui l’adolescente Declan Patrick MacManus ascoltava di tutto dal pop al rock, dalla musica classica al jazz, mostrando tutta la curiosità musicale che poi porterà nei suoi lavori.
La scelta dei brani fatta è estremamente e piacevolmente personale e ho quindi voluto lasciare spazio anche a qualche pezzo che all’epoca ho amato particolarmente e, a volte, non viene ricordato, ne mancherà quindi qualcuno molto apprezzato e famoso “…Not all good things come to an end Now it is only a chosen few“.
10 – Riot Act
1980, da “Get Happy!!“
Costello finì su tutti giornali per alcune considerazioni irripetibili fatte da ubriaco in un bar su Ray Charles e James Brown, episodio che poi sfociò in una rissa.
La cosa gli procurò qualche problema soprattutto negli Stati Uniti, accuse di razzismo, minacce di morte, manifestazioni ai sui concerti e un mercato discografico americano ostile, l’unico a capire e inquadrare immediatamente tutto fu lo stesso Ray Charles che liquidò la questione nel seguente modo “I discorsi da ubriachi non sono fatti per essere stampati sul giornale“.
Costello nonostante tutto si è trovato a dare le scuse o spiegazioni per l’episodio per diverso tempo, in questo ottimo brano che chiude l’album c’e’ la sua risposta a come è stato trattato e strumentalizzato.
9 – Oliver’s Army
1979, da “Armed Forces”
8 – Beyond Belief
1982, da “Imperial Bedroom”
Pezzo sorprendente e bellissimo che ha il solo difetto di finire troppo presto, con la batteria incredibile di Pete Thomas che si sviluppa in un crescendo da brivido, mentre il basso si mantiene uguale e ripetitivo fino alla fine, una costruzione da perfezione matematica, capolavoro.
7 – This Is Hell
1994, da “Brutal Youth”
Questo è l’inferno ci canta Costello mentre le tastiere di Stevie Nieve suonano come un carillon, una ballata dolce e crudele, perchè se il paradiso è solo l’inferno capovolto allora bisogna chiedersi cosa si può fare perchè sia paradiso per tutti.
6 – When I Was Cruel No. 2
2002, da ” When I Was Cruel “
Un po’ di Italia in questo brano di Elvis Costello, contiene infatti un importante e impressionante campionamento di un brano di Mina “Un bacio è troppo poco” del 1965 che l’artista, fine conoscitore, ha inserito in modo magistrale.
Il testo usa la descrizione di un matrimonio destinato a fallire in cui il cantante è spettatore e non interviene, non ha più la voglia di essere crudele e sbattere in faccia la verità , un’allegoria su se stesso, su come la vita ti cambia e di come la percezione di te possa creare, negli altri, aspettative non dovute.
5 – Everyday I Write the Book
1983, da “Punch the Clock “
Il suo brano più pop e il suo più grande successo negli Stati Uniti dove a sorpresa raggiungerà la vetta della classifica.
Il testo non è altro che una descrizione di una storia d’amore riportata come fosse un libro e un futuro film o serie televisiva, una lirica divertente e semplice che completa bene la canzone .
4 – All Grown Up
1991, da ” Mighty Like a Rose “
Nonostante l’album contenga due ottimi brani come “So Like Candy” e “Playboy to A Man”, che Costello scrisse con il suo amico Paul McCartney, la mia scelta è da sempre rivolta verso questo pezzo, dove la sua voce si mostra in tutta la sua maestria interpretativa e in tutte le sue sfumature, a tratti nervosa e poi calda e avvolgente.
Un brano che riascolto da anni e nel quale amo vedere descrivere quel senso di inquietudine che fa sentire fuori posto, che impedisce di avere la leggerezza di apprezzare e riconoscere l’affetto che ti circonda, quella colpevole e consapevole stanchezza esistenziale così ingiustificata quando si è così giovani.
3 – Watching the Detectives
1977, singolo e 1978 “My Aim Is True” US release
Su una base reggae originale e tesa con l’ottimo basso di Andrew Bodnar, Costello ci serve una storia nella quale una donna sembra seguire una storia di omicidi alla televisione, fino a quando non si insinua il dubbio che tutto stia accadendo nella realtà .
Costello lo considera a ragione uno dei suoi pezzi migliori, nato dall’ascolto continuo dell’album di esordio dei Clash, un brano che è uno dei suoi classici intramontabili.
2 – Radio Radio
1978, singolo e “This Year’s Model” US release
Nato con un brano che doveva inneggiare alla radio poi Costello, motivato dalle censure che piovevano su molte band prima su tutte i Sex Pistols, la trasformò in una canzone dove si criticava la radio vista come nemica perchè commerciale e in mano alle major e dove era praticamente impossibile ascoltare buona musica.
Resta da ricordare il famoso episodio accaduto durante il Saturday Night Live nel quale Costello disubbidendo alla sua casa discografica e ai produttori dello show, interruppe la sua band e invece di cantare “Less Than Zero” urlando “Stop! Stop!” si rivolse al pubblico e disse: “I’m sorry, ladies and gentlemen, there’s no reason to do this song here”, attaccando subito dopo con “Radio Radio” .
L’episodio mandò su tutte le furie i produttori dello show che lo bannarono dallo spettacolo, nel quale tornò solo nel 1989.
1 – Shipbuilding
1983, da ” Punch the Clock “
Per quanto la versione che ne fece Robert Wyatt fu molto apprezzata, quella originale di Costello ha una tensione emotiva unica, e certifica definitivamente la sua grande capacità interpretativa.
Il racconto della guerra attraverso l’indotto economico che genera è una critica feroce e allo stesso tempo poetica, la sua interpretazione struggente colpisce al cuore e la tromba di Chet Baker, alla sua penultima incisione, completa il capolavoro.